REDAZIONE REGGIO EMILIA

La tempistica killer. Mail e sms ai manager: "Pressioni continue"

I pm: "Calcoli sbagliati anche per la troppa fretta" .

L’ondata di rabbia all’indomani del crollo in via Mariti Dopo un anno le prime risultanze investigative accusano gli ingegneri

L’ondata di rabbia all’indomani del crollo in via Mariti Dopo un anno le prime risultanze investigative accusano gli ingegneri

Tempi stretti. Mail e messaggi con pressioni. Elaborare in "modo concitato". Lo si chiedeva alla Rdb Ita. Ai suoi vertici. Ai suoi responsabili dei lavori. Lo si chiedeva, per la proprietà transitiva, agli operai. È l’ultimo pezzo del puzzle del disastro di via Mariti. Ci sono errori. Omissioni. Calcoli sbagliati e valutazioni incomprensibili. Ma c’è anche una committenza – La Villata spa e l’appaltatore Attività Edilizie Pavesi – che, secondo gli inquirenti, con le sue continue richieste di accelerare, i lavori avrebbe "inevitabilmente" portato i progettisti a elaborare le schede di calcolo di fretta e furia.

La Villata spa, è un’agenzia immobiliare partecipata al 100 per cento da Esselunga e presieduta dall’ex ministro Alfano, mentre a eseguire i lavori è Aep, Attività Edilizie Pavesi che aveva subappaltato il lavoro anche alla ditta abruzzese, ora finita sotto sequestro.

La Rdb, si legge, avrebbe fin da subito palesato la sua scarsa "esperienza e organizzazione", provocando ritardi su ritardi nella fase di progettazione generale. A partire dalle schede di calcolo inziale, fino alla produzione finale degli stessi elementi prefabbricati. Ritardi che di conseguenza hanno innescato "continue e reiterate sollecitazioni da parte dei committenti", che chiedevano esplicitante all’azienda di rispettare i tempi di consegna che via via venivano dilazionati.

A mancare, però, non era solo il tempo. La società è accusata di aver utilizzato "risorse e personale non adeguati rispetto al lavoro da svolgere" e di aver optato per una modalità di progettazione, chiamata "accorpamento tipologico", del tutto inadeguata. Quest’ultima consiste nell’elaborare schede di produzione per blocchi. Che può funzionare se si tratta di costruzioni di piccole/medie dimensioni. Più semplici da assemblare. Ma che va contro ogni principio tecnico per un edificio "complesso" come quello di via Mariti.

Melchiorre e Passaleva, si legge negli atti, erano a conoscenza delle "differenze tipologiche strutturali dei prefabbricati e dei relativi carichi". Sempre Melchiorre e il numero uno di Rdb, D’Eugenio, per gli inquirenti erano consapevoli dei pericoli legati ad un progettazione eseguita frettolosamente e senza personale adeguato. Ma troppo "numerose e reiterate" erano le sollecitazioni delle società committenti.

Come emerge nelle mail tra il personale di Rdb e Passaleva, anche l’ingegnere fiorentino sarebbe stato informato delle carenze organizzative e tecniche della Rdb, e della "fretta con la quale la progettazione era stata effettuata", in ragione delle "sollecitazioni provenienti" da chi in quel progetto ha investito milioni di euro.

Pie.Mec.