
Claudio Coldebella, 56 anni, general manager della Pallacanestro Reggiana. «Abbiamo un nucleo di italiani che rappresentano una fortuna per noi»
Coldebella, quando ha assunto l’incarico di gm della Pallacanestro Reggiana si aspettava di trovare una città così appassionata e ‘affamata’ di basket?
"Siamo oltre le aspettative che comunque erano alte per la conoscenza che ho sempre avuto di questa regione e di questa via Emilia che da Rimini, a Forlì, passando ovviamente anche per Bologna è tradizionalmente molto legata alla pallacanestro. Oltre a questo ho trovato grande disponibilità a lavorare di squadra affinchè le cose vadano nel verso giusto".
Il ritorno dell’Italbasket nella nostra città a distanza di 24 anni può essere considerato l’emblema di quello che sta dicendo?
"Esattamente e per questo c’è da ringraziare Giammaria Manghi e la Regione Emilia-Romagna che assieme al presidente federale Petrucci sono stati coloro che hanno acceso questa possibilità; poi anche noi come club abbiamo dato una mano per formare la ‘squadra’ giusta e assieme all’amministrazione comunale ci stiamo mettendo tanta energia".
Reggio per alcuni giorni sarà la capitale della pallacanestro italiana.
"Noi lo viviamo come qualcosa di speciale per tutta la città, perché al di là della partita avremo l’assemblea di Lega al teatro Valli, una riunione dell’Adisp (associazione dirigenti sportivi pallacanestro, ndr), la consegna del Primo Tricolore, la premiazione dell’Under 17 che è stata argento ai mondiali…Insomma tante cose belle per il nostro movimento".
Una Nazionale in cui ci sarà anche Vitali, capitano Unahotels.
"E sono veramente orgoglioso perché è un anno e mezzo che fa il vero uomo squadra, si sacrifica ed è il nostro collante. La ritengo una bella soddisfazione e il fatto che anche Grant sia sempre attenzionato da Pozzecco ci fa ben sperare per il futuro. Poi come ciliegina sulla torta abbiamo anche Fucà e un reggiano doc come Melli che è il capitano".
Venendo alla prima squadra, i due giocatori che forse stanno convincendo meno, pur con ruoli e compiti diversi sono Barford e Gombauld: la società è disposta a tornare sul mercato se si presentasse la giusta opportunità?
"La proprietà è disponibile da questo punto di vista ad ogni richiesta, ma con l’idea che ci debbano essere delle scelte ottimali per la nostra crescita. Quindi la risposta è sì, stiamo riflettendo su cosa potrebbe darci l’opportunità di migliorare".
I ruoli sono quelli di guardia e di ‘cinque’?
"Più che di ruolo parlerei di profilo, cerchiamo un giocatore che ci permetta di avere un certo tipo di esperienza e una certa durezza. Uno che sai che ti può far svoltare in determinati ambiti, come magari è successo l’anno scorso (il riferimento è a Tarik Black, ndr)’".
Winston invece, pur con qualche pausa, sta dimostrando di avere dei ‘colpi’ di altissimo livello.
"Lungi da me mettermi qui a fare ‘promossi e bocciati’, ogni giocatore è complementare e anche Barford e Gombauld ci stanno aiutando parecchio. Winston è un giocatore che il pubblico col tempo apprezzerà ancora di più, play con quel talento non ne trovi tanti in giro. Ovviamente anche lui può e deve migliorare…".
Faye e Smith invece sono due garanzie.
"Su Faye va dato merito al ragazzo per il lavoro che ha fatto, ma anche allo staff e alla bravura di Priftis che lo sta crescendo come un figlio: i progetti vincenti si fanno assieme e noi siamo tutti sulla stessa pagina. Smith è un giocatore di un’altra categoria, gli siamo grati che ci stia regalando questi anni della sua carriera, qualcuno lo ha definito il ‘Teodosic biancorosso’ e credo sia un paragone corretto. Gioca con la febbre o con un dito rotto, la cultura sportiva che trasmette è inestimabile. Fatemi però aggiungere una cosa…".
Prego.
"Abbiamo un nucleo di italiani formato da Uglietti, Chillo, Sasha e tutti gli altri che rappresenta una fortuna per noi. Gli potremmo lasciare le chiavi del Bigi e saremmo sereni: non hanno bisogno delle luci della ribalta, ma fanno la differenza ogni giorno".