FRANCESCA CHILLONI E NINA REVERBERI
Cronaca

Morta incinta davanti all’ospedale: "Stava male da quattro giorni". La corsa disperata del marito

La famiglia della quarantenne d’origine indiana deceduta per infarto davanti al Franchini abita a Praticello di Gattatico. La figlia dodicenne fa da interprete: "Abbiamo aspettato un po’ ma lei poi è stata troppo male"

A destra Kulwinder Kaur, 40enne d’origine indiana deceduta a Montecchio lunedì in tarda serata, assieme al marito Hardeep Singh, 42enne, dipendente dell’agriturismo gattaticese Fattoria Marchesini. A sinistra, la loro casa a Praticello

A destra Kulwinder Kaur, 40enne d’origine indiana deceduta a Montecchio lunedì in tarda serata, assieme al marito Hardeep Singh, 42enne, dipendente dell’agriturismo gattaticese Fattoria Marchesini. A sinistra, la loro casa a Praticello

Bologna, 13 marzo 2024 – Gli è spirata tra le braccia, con il loro terzo bambino in grembo, stesa sull’asfalto davanti all’ingresso dell’ospedale Franchini di Montecchio. I suoi occhi bellissimi e dolci, serrati dal dolore che le schiantava il petto, non si sono più riaperti. E lui è rimasto lì, sorretto da un amico, a osservare sconvolto come ormai la sua amata sposa non rispondesse più alle manovre di rianimazione disperate di medici ed infermieri.

La morte è stata feroce e rapida con Kulwinder Kaur, 40enne d’origine indiana che la notte di martedì in un’ora e mezzo è passata dal calore della sua abitazione profumata di spezie di Praticello di Gattatico al freddo obitorio di Coviolo.

"Era incinta di due mesi, tutto andava bene ma da quattro giorni ha iniziato ad aver male davanti, al petto. Pensavamo fosse il suo stato", spiega il marito Hardeep Singh, 42enne, dipendente dell’agriturismo gattaticese Fattoria Marchesini. Quando lo incontriamo, è raggomitolato sul divano del salottino della modesta casa di via Pisi 45, alla periferia del paese. I piedi nudi, le ginocchia contro il torace e strette tra le braccia, gli occhi lucidi.

Accanto a lui una decina di persone tra parenti ed amici, tra cui Somdeep Singh, il vicino che lo ha accompagnato in auto all’ospedale perché la donna "soffriva molto e i soccorsi erano troppo lenti per aspettare". La bambina di 12 anni, nata in Val d’Enza, li aiuta come interprete con gli occhi cerchiati dal pianto. La sorellina, di soli 5 anni, continua a giocare spensierata nel sole del cortile di casa senza sapere ancora che la mamma non l’abbraccerà mai più.

Sono tutti increduli per il macigno che ha schiacciato la piccola comunità gattaticese degli immigrati originari del Punjab. Riuniti mestamente attorno al marito lo sostengono in modo composto e dignitoso, con quel fatalismo tipico dei fedeli sikh. Tante le domande - perché quel malore, in una donna altrimenti sana e senza allergie? Perché l’ambulanza e l’automedica hanno tardato ad arrivare? Perché il pronto soccorso del Franchini era chiuso? Ma in fondo ai loro cuori le riposte non interessano.

Una donna con una lunga treccia sulle spalle allatta un bimbo, altri si aggirano inconsapevoli tra gli adulti. "Kulwinder non stava molto bene, vomitava e aveva male allo stomaco - racconta a fatica Hardeep -. Era incinta di 8 settimane ed era a casa dal lavoro". La sua condizione mal si conciliava con il duro lavoro di operaia della cooperativa Csl Logistica in un cantiere di un’azienda locale specializzata in movimentazione di capi di abbigliamento.

Così, continua l’uomo, "la scorsa settimana siamo andati dalla dottoressa a Sant’Ilario; ci ha detto che tutto procedeva bene. Ha prescritto delle medicine per il bambino (acido folico, ndr), le abbiamo prese in farmacia e siamo rincasati. Ma da quattro giorni non stava proprio bene, aveva dolore al petto".

La tragedia inizia a disporsi verso mezzanotte: "Dopo cena stavamo chiacchierando e tutto era a posto. Poi lei è andata in bagno e ha rimesso la cena - dice il marito - È tornata è si è seduta su questo divano ma si dondolava avanti ed indietro per il male. Poi ha vomitato ancora. Ho chiamato il 118 e Somdeep che abita qui accanto. Abbiamo aspettato, ma lei ad un certo punto si è buttata indietro per il male così abbiamo deciso di portarla a Montecchio".

I due uomini aiutano Kulwinder a salire in auto, poi corrono più velocemente possibile al Franchini. Bussano alla guardiola, chiedono aiuto, rapidamente arrivano i volontari della Croce Arancione che ha sede accanto al nosocomio. La gestante viene sdraiata a terra: le sue condizioni sono al limite. Le si pratica il massaggio cardiaco, manovre di rianimazione precise e le si misurano i parametri vitali, mentre il marito prega. E poi da dentro l’ospedale arrivano anche medici ed infermieri. Ma all’una e 35 si getta la spugna e una dottoressa decreta il decesso di Kulwinder.

Ci ha spiegato che il cuore non funzionava più. Che se n’era andata", mormora Hardeep, aggiungendo parole in punjabi e stringendo la figlia.

A Gattatico intanto era arrivata l’automedica da Reggio (quella di Traversetolo, riferimento per la Val d’Enza, era occupata su un’altra emergenza con l’auto infermieristica) ed un’ambulanza locale; viaggi a vuoto. Somdeep, che si sta occupando delle esequie, aggiunge: "Stiamo pensando di tenere le ceneri qui in Italia, non c’è tempo per fare il funerale in India".