
Compie dieci anni l’azienda di Campegine che produce macchine per la movimentazione delle forme di formaggio. Dopo il sisma l’ingegner Paolo Casoni ripartì da zero: "Mai fermarsi. Ma servono competenze e serietà".
Reggio Emilia, 6 agosto 2025 – Compie dieci anni Autodop, azienda di Campegine specializzata nella produzione di macchine industriali 4.0 per la movimentazione, stoccaggio, climatizzazione, lavorazione e stagionatura, tramite scalere, dei formaggi tipo Grana (Parmigiano Reggiano e Grana Padano). Una ricorrenza importante che il fondatore Paolo Casoni e il suo giovane team hanno voluto celebrare con una festa, chiamata 'Decadop'. E il nome scelto contiene tanto. Guardando ai traguardi raggiunti da Autodop si è indotti a pensare che la sua forza siano i numeri. Il che è certamente vero, ma non dice tutto. Non racconta la storia. Perché il valore aggiunto di Autodop è la sua anima. Può avere un'anima un'impresa ? Certo, se pensiamo che questa è fatta da 35 persone, viene dal profondo desiderio di Casoni di rinnovare le soluzioni per i magazzini di stagionatura ed è nata da una catastrofe: il sisma che colpì l'Emilia nel 2012. Tra le prime ad adottare applicazioni tecnologiche per investimenti interconnessi e sicuri, oggi Autodop rappresenta un punto di riferimento del settore ed è in grado di concretizzare idee progettuali in meccanismi, software, macchine e impianti. Circa 2 milioni i posti forma realizzati, 13 brevetti depositati, 35 magazzini realizzati in soli cinque anni. «La prima sfida che ho affrontato è stata automatizzare e informatizzare completamente il più grande magazzino mai costruito prima. - spiega il fondatore - Immaginate di custodire 350.000 forme e movimentarne 34.000 ogni giorno, in modo puntuale e programmato, grazie all’ausilio di un software che non esisteva, creato ad hoc: il WMS “4Cheese"».
Festeggiate i 10 anni di attività. Una cifra piena di coraggio. Che cosa rappresenta per voi 'Decadop'?
Il fatto di fermarci un attimo per guardare indietro, a tutto il percorso bello svolto sino a qui. E visto che l'idea ci dava soddisfazione, abbiamo deciso di organizzare una festa per godere insieme del momento.
Un'azienda nata da una distruzione. Probabilmente la descrizione migliore della crisi da cui, secondo i greci, traeva origine il vero cambiamento. Paolo, quando ha intravisto la luce alla fine del tunnel?
Ho capito che tornare indietro sarebbe stata una cancellazione della realtà e avrebbe dimostrato stupidità, perché non si può non riconoscere un errore. Magari non necessariamente qualcosa di sbagliato, ma inadeguato rispetto ai tempi. Il segno evidente che avevamo superato la fase di transizione è arrivato quando la ditta Colla Spa ci ha affidato l'automazione del magazzino di Fidenza da 350.000 forme, e nel momento in cui le tecnologie che avevamo studiato hanno iniziato a dare buoni esiti. Lì ho capito che avevamo scollinato.
Come ha conquistato la fiducia del primo cliente ?
Mostrando le competenze, la serietà e il desiderio di portare a termine il compito richiesto. Questo presupposto ha determinato dall'altra parte la fiducia nell'attribuirci l'incarico. Il cliente aveva capito che eravamo in grado di eseguire l'attività, con la motivazione necessaria.
C'è un prima e un dopo in questa storia, ed è il sisma del 2012. Ma c'è molto altro. Una mentalità nuova. Che cosa si è messo alle spalle e quali, invece, le idee fresche che ha abbracciato ?
Abbiamo lasciato la pigrizia e l'accontentarsi di soluzioni sviluppate senza dare continuità. In Autodop ho portato una mentalità industriale che appartiene alla generazione successiva a quella del mio ex titolare. Io credo che l'impresa debba essere condivisa con i collaboratori, i dipendenti, e non appartenga soltanto all'imprenditore e alla famiglia che la possiede ma sia di tutte le persone che partecipano al lavoro.
Nella mansarda di via Puccini è nata Kronos. E' corretto dire che con lei Autodop ha mosso i primi passi?
È assolutamente corretto. Kronos è il primo progetto importante in cui si è cimentata Autodop e che ci contraddistingue rispetto ai nostri competitor: un salto in avanti tecnologico.
Il team è giovane, ama la vita e divertirsi. Qual è il suo apporto più prezioso, a livello materiale e immateriale ?
L'azienda è diventata quella che è oggi grazie al team che la compone. Ogni elemento fornisce un'azione propositiva, anche auto-organizzativa, non imposta dall'alto ma costruita dal basso, sentendo il progetto come proprio.
Nel vostro company profile emerge che avete rivoluzionato il settore. Come ?
Abbiamo riformato i magazzini introducendo l'automazione, la riduzione della fatica e delle operazioni monotone. Modifiche che hanno portato tanto interessamento da parte di figure progessionali giovani, italiane, che in precedenza era molto difficile attirare.
Per raccontare l'azienda, la vostra ricerca e resilienza, è nato un podcast. Il nome, Kairos, si riferisce ai momenti propizi che capitano nella vita, e che invitano all'azione. Qual è stato il vostro Kairos ?
Il podcast è stato ideato da Benedetta Pisi e Silvia Montanari, e il Kairos che ha permesso tutto questo è stata una loro vacanza in Repubblica Ceca. Mi sono ritrovato nello stesso camp internazionale e con Benedetta si è pensato di raccontare insieme la storia di Autodop, per renderla fruibile a tutte le persone che volessero ascoltarla.