ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Omicidio Castelnovo Sotto: Osborne pentito, ma rischia l’ergastolo

L’udienza di convalida del 36enne che ha ucciso Tiziana Gatti: "Voglio vedere i miei figli". L’avvocato: "Chiederò la perizia psichiatrica"

Osborne con l’ex compagna, Paola Melli

Osborne con l’ex compagna, Paola Melli

Castelnovo Sotto (Reggio Emilia), 24 marzo 2022 - Il legame con la famiglia va oltre la distruzione che lui stesso ha creato. In queste ore il 36enne Osborne Tukpeh Antwi ha chiesto dell’ex moglie Paola Melli, da cui si stava separando, e dei suoi due bambini. Il più grande, 4 anni, avrebbe assistito, insieme all’ex coniuge, all’omicidio della suocera Tiziana Gatti. O almeno all’inizio dell’aggressione, avvenuta lunedì nella casa di Castelnovo Sotto.

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"Lui sta acquistando la consapevolezza della gravità del gesto che ha commesso". L’avvocato Rosanna Beifiori, difensore del 36enne, sottoposto alla custodia in carcere per l’omicidio della 61enne, lo descrive "molto sofferente": "A me ha chiesto dell’ ex moglie e dei figli. Lui vorrebbe vedere i suoi bambini. Ovviamente non potrà avvenire nell’immediato: lui lo sa già, gli è stato spiegato. Ora si profila un percorso non facile: immagino che interverranno i servizi sociali".

Quell’uomo dal fisico possente appare distrutto: "È preoccupato, pentito e dispiaciuto per ciò che è accaduto e per il dolore che ha arrecato alla famiglia". Ieri anche un parente dell’omicida - lui ha confessato lunedì durante l’interrogatorio - ha voluto accompagnare il difensore in tribunale. Per l’uomo è stata formulata l’ipotesi di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi e dall’aver agito davanti a un minore. In base alle nuove norme, per lui sarebbe esclusa la possibilità di scegliere il rito abbreviato - con lo sconto di un terzo di pena in caso di condanna - e dunque rischierebbe l’ergastolo.

"Da ciò che emerge dagli atti, non è configurabile la premeditazione", afferma il difensore. Un’idea che a oggi condivide anche il procuratore capo reggente Isabella Chiesi: "Sembrerebbe - aveva dichiarato - un omicidio d’impeto".

Durante l’udienza di convalida dell’arresto, ieri davanti al gip Dario De Luca, il 36enne si è videocollegato dal carcere della Pulce e ha parlato per un’ora. Il pm Cristina Piera Giannusa ha chiesto la custodia cautelare in carcere. Il difensore non ha domandato misure diverse: "Non sussistono le condizioni". E annuncia l’intenzione di chiedere una perizia psichiatrica: "Credo - afferma - che sia una scelta condivisa anche dalla Procura".

L’autopsia si terrà oggi all’istituto di Medicina legale del Policlinico di Modena: in vista dell’accertamento, la difesa ha nominato un proprio consulente e analoga mossa potrebbe essere stata fatta dalla famiglia della vittima. Si tratta di un accertamento dal quale si aspettano importanti risposte: secondo la Procura, lui avrebbe scosso la donna e le avrebbe fatto battere la testa sugli scalini, impatto che potrebbe essere stato fatale. Ha invece negato di averla colpita con la katana: l’arma bianca, a suo dire, sarebbe scivolata accidentalmente da una scatola e l’avrebbe ferita al collo.

Sul perché abbia aggredito la donna, "non ha aggiunto elementi particolari in più rispetto a quanto già dichiarato. Non c’è un movente particolare". Ha però confermato di aver agito dopo aver sentito l’invito che la suocera gli ha rivolto: "Almeno restituisci il cellulare a mia figlia...". Dalle investigazioni dei carabinieri, sono emerse però tensioni preesistenti sulla separazione: lui non l’aveva accettata e, qualche mese fa, aveva tentato di togliersi la vita.