Omicidio Ganassi, Bounzendar crolla e confessa "Sì, Franca l’ho uccisa io"

Il marocchino arrestato a Casablanca per l’omicidio del 2005: "Ero nel parco con un amico, l’abbiamo colpita più volte alla testa con un oggetto affilato"

Il corpo di Franca Ganassi ricoperto da un lenzuolo bianco

Il corpo di Franca Ganassi ricoperto da un lenzuolo bianco

Scandiano (Reggio Emilia), 12 luglio 2020 - Nel giro di due giorni è, a poco a poco, crollato - fornendo tre versioni diverse dei fatti - fino a confessare la sua colpevolezza. "Non solo l’ho violentata, ma l’ho anche colpita alla testa insieme al mio amico italiano".

La confessione sembra dissolvere almeno in parte il mistero della morte di Franca Ganassi, la donna di 60 anni assassinata tra il 30 e il 31 dicembre 2005 a Scandiano, dove fu trovata senza vita nei pressi della sua casa, nel parco della Resistenza. Il caso rimase irrisolto per quasi quindici anni, prima della svolta investigativa avvenuta nello scorso autunno - grazie al lavoro dei carabinieri reggiani coordinati dal pm Maria Rita Pantani - per poi culminare nell’arresto in Marocco di Moustapha Bounzendar, 44 anni, come presunto responsabile.

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Da quanto emerso in un primo verbale di interrogatorio redatto in arabo dalla Brigata nazionale della polizia giudiziaria di Casablanca, datato 7 maggio e pubblicato dal Carlino, dapprima lui negò ogni responsabilità. Poi nello stesso giorno - messo di fronte all’evidenza delle prove del Dna raccolte in Marocco - è arrivata la prima, parziale ammissione: "Quel giorno con un mio amico italiano abbiamo bevuto e preso cocaina nel parco - è stata la seconda versione fornita da Bouzendar -. Passò Franca Ganassi e il mio amico la colpì alla testa tante volte con un oggetto tagliente. Lei cadde a terra e io la violentai esternamente, da dietro. Ma non l’ho uccisa".

Gli inquirenti scrivevano di non credere a questa ricostruzione, e in particolare all’esistenza di un corresponsabile, perché sulla vittima non erano state repertate tracce biologiche diverse dalle sue. Ora il Carlino è venuto in possesso anche di un secondo documento redatto in Marocco il 9 maggio, e che contiene la sua confessione, in cui continua però sostenere la presenza di un secondo colpevole. "Tra le 20 e le 21 del 30 dicembre 2005, mentre ero con un mio amico italiano, passò Franca Ganassi, vestita in modo pesante". Questa volta Bouzandar ammette di averle inferto le botte, "insieme al mio amico": "Abbiamo aggredito la donna - racconta -. Una volta caduta a terra, io e lui l’abbiamo colpita più volte alla testa con un oggetto affilato che aveva portato l’altro, messo dentro a una calza nera. Poi io ho abusato di lei alle spalle, senza penetrarla".

Pur addossandosi la responsabilità delle ferite in concorso con l’amico, il marocchino sostiene di aver lasciato per terra Ganassi mentre ancora respirava: "Ho abbandonato il posto lasciando la donna ancora viva con il mio amico italiano: non so - aggiunge - se anche lui abbia abusato di lei".

Ma chi sarebbe il complice? "Un clochard di cui ignoro l’identità, magro e di media statura, sui 28-29 anni, con orecchie sporgenti, chiaro di pelle e con capelli biondi all’altezza del collo, un piercing al naso: tossicodipendente, viveva in una casa abbandonata vicino alla vittima". L’autopsia attribuì la morte della donna proprio alle ferite sulla testa, almeno undici colpi. La polizia giudiziaria marocchina ha considerato quella di Bouzendar come una piena confessione: "In sussistenza delle prove, ammette di aver ucciso e violentato Franca Ganassi - hanno scritto il 9 maggio -. E considerata la gravità del fatto e la complessità delle indagini, si chiede di prorogare la custodia vigilata", domanda poi accolta il giorno stesso dal magistrato marocchino.