ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Operaio perse la mano nella pressa: chiesto maxi risarcimento. “Violate le norme di sicurezza”

Il 60enne non fu operato e non porta protesi, ma la menomazione gli ha causato non poche difficoltà: “Considerata la mia età non più giovane, quell'incidente mi ha precluso la possibilità di lavorare e in altre”

Infortunio sul lavoro (immagine generica)

Infortunio sul lavoro (immagine generica)

Reggio Emilia, 3 aprile 2024 – Subì un terribile infortunio mentre stava lavorando nell'azienda metalmeccanica in cui era assunto da anni: la sua mano destra rimase schiacciata dentro una pressa. Nella mattina del 23 luglio 2021, l'operaio, un reggiano che oggi ha 60 anni, fu trasportato al Policlinico di Modena in codice rosso: nonostante gli sforzi del personale medico per salvare l'arto, purtroppo non fu possibile recuperarlo.

L'uomo dovette rinunciare alle sue dita, rimaste amputate e maciullate. A seguito di una serie di accertamenti, il personale del servizio Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell'Ausl ipotizzò che quell'incidente non dipese da una fatalità o da una mossa maldestra del lavoratore, ma da violazioni delle norme di sicurezza.

Sull'infortunio fu aperto un fascicolo d'indagine e ora il titolare della ditta metalmeccanica, con sede in città, è a processo davanti al giudice Maria La Nave, chiamato a rispondere del reato di lesioni colpose, commesse con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Secondo la Procura, il legale rappresentante della ditta non avrebbe provveduto "affinché le attrezzature fossero installate, usate e mantenute al fine di garantire nel tempo la permanenza dei requisiti di sicurezza necessari”. In base alla dinamica emersa dalla ricostruzione investigativa, mentre il lavoratore stava togliendo con la mano destra un pezzo finito, fu colpito dal battente della pressa che fece un ciclo completo. La pressa sarebbe risultata priva delle protezioni previste dal costruttore: sarebbe stato creato un 'bypass', in modo che le chiavette fossero inserite nei dispositivi di interblocco simulando la presenza dei ripari, "eludendo così il controllo elettronico e permettendo il ciclo continuo automatico del macchinario, senza dover tenere le mani impegnate sulla pulsantiera a doppi comandi”.

Nel processo il titolare è difeso dall'avvocato Claudio Vincetti, mentre il lavoratore si è costituito parte civile affidandosi all'avvocato Domenico Noris Bucchi: chiede un risarcimento danni quantificato sui 300mila euro. Il giudice ha accolto la domanda di citazione a giudizio del responsabile civile, individuato nell'assicurazione dell'azienda. A seguito dell'infortunio, il 60enne non fu operato e non porta protesi, ma la menomazione alla mano gli ha causato  difficoltà che hanno tuttora un impatto pesante: “Considerata la mia età non più giovane,  e al di là del danno e del dolore - afferma l'ex operaio - non solo quell'incidente mi ha precluso la possibilità di lavorare in quella ditta, perché non potevo più essere adibito a un'altra mansione, ma non sono più riuscito neppure a trovare un impiego in un'altra azienda”.

La difesa intende dimostrare che dietro l'infortunio non vi furono invece omissioni da parte dell'azienda: "Tutti i sistemi di sicurezza erano attivi e funzionanti, il macchinario era a norma - sostiene l'avvocato Vincetti -. Purtroppo l'incidente accadutogli è dovuto a un caso fortuito: si è trattato di una fatalità. Il personale era qualificato: lui stesso era assunto a tempo indeterminato da alcuni anni, ed era un operaio esperto. Il rapporto di lavoro si è interrotto dopo che si è esaurito il periodo di comporto legato al suo infortunio. Sono in corso contatti per far avere all'uomo un risarcimento equo attraverso l'assicurazione dell'azienda”.