Una donna di 62 anni, reggiana, finita a processo per concorso in esercizio abusivo della professione medica – in difetto dell’abilitazione – ieri è stata assolta dal giudice Michela Caputo. Gli altri tre imputati avevano scelto una definizione alternativa del procedimento. Tra loro figura Francesco Mungiardi, 57 anni, figura-chiave: patteggiò il 2 febbraio 2023 davanti al tribunale reggiano 5 mesi per i reati commessi nella nostra città, in continuazione con altri fatti a Viareggio (dove risiede) e a Lucca, per un totale di 1 anno e 3 mesi. Mungiardi era accusato di aver fatto le operazioni mediche, ricorrendo anche a medicinali soggetti a prescrizione non ripetibile o destinati a uso ospedaliero: iniezioni di botox sulla fronte e di acido ialuronico sulle labbra, rimozione di macchie cutanee "verso un vasto numero di clienti" tra cui ne sono stati individuati 38 (quattro gli uomini). I fatti contestati si collocano nell’ottobre 2019 tra Reggio, Lucca e Pistoia. Un 69enne di Luzzara era accusato di procacciare clienti dentro una palestra reggiana dov’era responsabile della sala pesi; una reggiana 53enne avrebbe messo a disposizione la propria casa per le prestazioni mediche e di una condotta simile era accusata pure la 62enne che ha scelto il rito ordinario. Quest’ultima era difesa dall’avvocato Claudio Bassi che ieri ha ottenuto l’assoluzione: ha sostenuto che la sua assistita prestò una stanza di casa a Mungiardi, ma senza alcuna consapevolezza che l’altro fosse un medico abusivo, ha citato anche la testimonianza di un’infermiera rimasta a propria volta ingannata sul ruolo del 57enne. Nella scorsa udienza due militari della finanza hanno raccontato di aver visto la macchina di Mungiardi davanti all’abitazione della 62enne e di aver fotografato anche altre targhe, mentre nelle case di altri due imputati avevano trovato prodotti farmaceutici. Ieri il pm ha chiesto per la 62enne 8 mesi e 12mila euro di multa; l’Ordine dei medici, costituito parte civile attraverso l’avvocato Enrica Chierici, una provvisionale di 5mila euro e un risarcimento ritenuto di giustizia.
al. cod.