Saman Abbas, il cugino e la fuga da Reggio: "Avevo paura"

Due parole ripetute decine di volte al pm nell’interrogatorio-fiume in carcere. La scomparsa di Saman? "Nessun piano criminale"

Le ricerche del corpo di Saman e il cugino interrogato

Le ricerche del corpo di Saman e il cugino interrogato

Novellara (Reggio Emilia), 4 luglio 2021 - «Avevo paura». Due parole pronunciate un’infinità di volte durante quelle nove ore di interrogatorio. Ikram Ijaz, cugino della diciottenne pachistana Saman Abbas, scomparsa la notte del 30 aprile e per cui si ipotizza l’omicidio e l’occultamento di cadavere, ha parlato diffusamente davanti al sostituto procuratore Laura Galli e ai carabinieri che conducono le indagini. Ma le speranze che potesse indicare dove si trova il corpo della ragazza sono state vanificate dalle parole del cugino, che ha continuato a ripetere la sua totale estraneità ai fatti e a negare l’esistenza di una qualsiasi piano criminale. Una versione che però non sembra aver convinto la procura di Reggio Emilia, che continua a pensare che il cugino abbia partecipato sia alla preparazione del luogo del delitto (in quel famoso video dove tre uomini escono con le pale e un piede di porco), sia al momento della consegna di Saman allo zio Danish Hasnain, che poi sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio.

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Ikram ha cercato comunque di fornire spiegazioni. Anche quando gli è stato chiesto perché si fosse dato alla fuga. "Ho avuto paura", ha ripetuto decine di volte. Forse riferendosi alla presenza delle forze dell’ordine nei dintorni della casa in quei giorni di inizio maggio, forse pensando all’improvvisa partenza degli Abbas (padre, madre, zio e fratello di Saman). Non si sa. Ma ora i legali di Ikram Ijaz si aspettano qualcosa da parte degli investigatori: che verifichino la sua versione, se sarà possibile.

L'aggiornamento Saman Abbas, il cugino e la fuga da Reggio: "Avevo paura"

All’uscita dal carcere, oltre la mezzanotte, i due avvocati difensori Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella non entrano nei dettagli: "Ijaz ha risposto a tutte le domande poste in queste lunghe ore e ha chiarito la sua posizione". Se si sia detto estraneo ai fatti, o abbia dato indicazioni su dove sia la ragazza, i legali ribadiscono: "Non possiamo dichiarare il contenuto delle sue dichiarazioni". Su quanto riferito da Ijaz nell’interrogatorio, ora gli inquirenti valuteranno se fare verifiche. Questo interrogatorio, chiesto dallo stesso Ikram, si è svolto dopo giorni di approfondimenti della difesa sui video e sul materiale finora raccolto dagli investigatori. Un consistente fascicolo di centinaia di pagine. Anche sull’indiscrezione trapelata di un ricorso al tribunale del Riesame per ottenere la scarcerazione di Ijaz, con udienza fissata nei prossimi giorni, mantengono il riserbo: "Preferiamo non rispondere".

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Intanto sulla vicenda della giovane ragazza pachistana scomparsa e forse uccisa dal clan famigliare, interviene anche l’associazione Telefono Rosa. Che commenta con amarezza: "Saman poteva essere salvata". Per questa giovane donna c’era una speranza, lo dicono le ‘carte’ esaminate attentamente e con minuzia dalla vicepresidente dell’Associazione, avvocata Antonella Faieta. "Lavorando tutti i giorni su questi casi mi sono resa conto di una grave lacuna – spiega la vice presidente del Telefono Rosa, avv. Antonella Faieta – all’interno dell’articolo 18 bis sull’immigrazione nato proprio per contrastare la violenza. Non è stato infatti inserito il matrimonio forzato, fenomeno che riguarda soprattutto le giovani donne. Sono proprio loro che dobbiamo tutelare, dandogli la possibilità di emanciparsi dalla famiglia e dalla situazione in cui vertono".

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«Non avere i documenti – prosegue la vicepresidente, riferendosi proprio all’esigenza di Saman di tornare a Novellara per recuperare il passaporto – è un doppio colpo per queste donne: da una parte si sentono abbandonate dallo stato in cui vivono e dall’altra hanno il timore si essere rimandate nel loro Paese, ritrovandosi così sottomesse e senza via di fuga. La giustizia deve invece dimostrare di essere al loro fianco".