DANIELE PETRONE
Cronaca

"Strada distrutta, il Comune non risponde"

Palfinger Italia e Ferrari International da dieci anni aspettano che venga sistemata via Tirelli. "Spesso rattoppiano noi le buche"

di Daniele Petrone

"Siamo arrivati a contare anche trenta buche... Il Comune? Sono anni che non ci ascolta e non pianifica la sistemazione. Abbiamo spesso fatto riparazioni di tasca nostra".

Una strada "groviera" e pericolosa. È come si presenta via Emore Tirelli a Gavassa. Qui sorge lo stabilimento di Ferrari International e Palfinger Italia, due aziende leader rispettivamente nella produzione e commercializzazione di prodotti oleodinamici, cestelli, stabilizzatori la prima, e gru la seconda. Le direzioni amministrative delle imprese denunciano una "situazione insostenibile che va avanti almeno dal 2011 quando ci siamo insediati qui".

Andiamo con ordine. Stiamo parlando in particolare dell’ultimo tratto, di circa un chilometro, di via Tirelli, andando verso appunto la sede delle ditte, dalla rotonda in corrispondenza della Transcoop in avanti. Mentre recentemente il pezzo iniziale è stato sistemato e asfaltato, tanto per capirci di fianco alla Kramp, la nuova azienda olandese che opera nel settore dei ricambi per la meccanica agricola di precisione.

Gavassa, secondo i piani dell’Amministrazione Comunale, è la zona di punta per gli insediamenti industriali. Proprio di fronte sorgeranno l’impianto biogas Forsu di Iren e i sino-americani della Silk-Faw che produrranno l’hypercar elettrica di lusso. Il rischio però è quello di lasciare indietro le realtà che da tempo qui lavorano e hanno investito. Ferrari International e Palfinger Italia si sentono abbandonati. "Da quando siamo arrivati il traffico si è intensificato – illustrano i direttori amministrativi – Noi qui abbiamo clienti che vengono da tutto il mondo, facciamo manifestazioni. Abbiamo dipendenti che rischiano di farsi male davvero. La strada è dissestata e l’asfalto si sgretola. D’inverno, col maltempo, specialmente. Ci sono buche molto profonde che con la nebbia e col calare della sera spesso non si vedono neppure. I nostri mezzi aziendali così come quelli dei nostri operai spesso hanno riportato danni, tra pneumatici tagliati e cerchioni rotti. Non si può andare avanti così".

I contatti col Comune ci sono stati. "Abbiamo messo delle toppe noi, a nostre spese – raccontano – Ma non sappiamo neppure se questo si potesse fare nel senso che non è il nostro lavoro. Nel novembre 2019 abbiamo preso contatti con l’ex assessore ai lavori pubblici, Valeria Montanari, con la quale si era instaurato un buon dialogo. Poi tra diversi rinvii di intervento è arrivata la pandemia e lei si è dimessa. Abbiamo successivamente scritto al dirigente d’area Paolo Gandolfi (ex deputato, ndr) che non ci ha mai incontrati e ci ha fornito solo risposte secche o evasive. Così abbiamo scritto una mail Pec nel settembre scorso col supporto di un avvocato. Abbiamo fatto altre segnalazioni sull’apposito sito di reclami al Comune e all’ufficio manutenzioni, ma non si è mosso nulla. Come da dieci anni a questa parte... Eppure paghiamo le tasse e abbiamo investito tanto qui, rattopando pure con diversi interventi le buche per rendere migliore l’infrastruttura anche se non spetterebbe a noi".

Una sorta di ultimatum quello delle aziende, lanciato con ogni buona intenzione, al Municipio. "Comprendiamo davvero la difficoltà – concludono – Non cerchiamo un contenzioso, ma vorremmo risolvere questo problema serio attraverso il dialogo. Siamo disposti ad andare incontro al Comune. Chiediamo una strada accettabile. Sarebbe legittimo chiederla domani, ma se anche ci venisse fatta una promessa per la prossima primavera, saremmo soddisfatti. Ma non accettiamo più una mancanza di risposte. Pensiamo che darci una tempistica di pianificazione sia quantomeno doveroso".