
I soccorsi sul luogo della tragedia e una foto d’archivio di caccia al cinghiale
e Settimo Baisi
CASINA (Reggio Emilia)
Una nebbia fitta avvolgeva ieri mattina gli splendidi boschi di Leguigno di Casina, nel Reggiano. E in quella nebbia, nell’area detta La Garbaia, si aggiravano non solo animali selvatici, ma anche tanti uomini. Due avevano cesti per raccogliere castagne, altre decine erano armati di fucili per la caccia al cinghiale. Il silenzio è stato rotto da tre o quattro spari e da un urlo di dolore. Un grido che rapidamente è diventato tragedia. È morto così, attorno alle 9, scambiato per un animale, Marco Gentili, di 68 anni, volontario della Croce Rossa, infermiere in pensione ed ex operatore al Sert di Reggio Emilia. A nulla sono servite le manovre disperate di rianimazione praticate dall’amico Marco Costi, proprietario del castagneto in cui si trovavano.
La vittima, mentre era chinata, sarebbe stata centrata alle reni da un proiettile, che gli ha trapassato ventre e tronco, provocando una devastante ferita interna. Era già spirato all’arrivo degli operatori del Soccorso Alpino, giunti con celerità nonostante il teatro della tragedia sia in una zona impervia e difficile da raggiungere tra la località di Trezzara e il cimitero di Leguigno. Salvo per miracolo Costi, che si trovava a poca distanza da Gentili quando sono stati esplosi i colpi.
L’amico e gli stessi cacciatori di cinghiali hanno dato l’allarme al 118, che a sua volta ha inviato sul posto i mezzi di soccorso e allertato i carabinieri.
I cacciatori – molti dei quali risiedono proprio a Leguigno e dintorni – hanno immediatamente interrotto la battuta (che peraltro sarebbe stata regolarmente segnalata da cartelli) e si sono radunati con i cani nel loro casino di caccia, a un paio di chilometri dalla Garbaia. Qui i carabinieri hanno interrogato i testimoni e posto sotto sequestro tutte le armi: una quarantina di fucili. Infatti, non è chiaro chi dei cacciatori sia stato materialmente quello ad avere esploso il proiettile che ha ucciso Gentili. Alcuni di loro piangevano disperati: tra le persone che hanno sparato quei colpi, ci sarebbe anche un 70enne che abita a pochi metri di distanza dall’abitazione dell’ex infermiere. Nel pomeriggio, al casino è arrivato l’avvocato Claudio Silvestri insieme alla nipote di uno degli uomini che sarebbero già stati iscritti sul registro degli indagati dalla Procura di Reggio Emilia, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo.
Gentili, amatissimo per la sua estrema disponibilità ad aiutare e accogliere chiunque avesse bisogno, lascia due figli, il fratello Augusto, noto psichiatra, e la sorella Giusy, in passato preside a Carpineti e ora direttrice dell’Istituto comprensivo di Castelnovo Monti.
La notizia dell’omicidio si è sparsa rapidamente nella piccola comunità, dove tutti conoscono tutti, dove si può lasciare la chiave sulla porta perché la vita scorre serena, lontana dal caos della pianura. La zona in cui è avvenuto il fatale incidente è ricompresa nel perimetro di una riserva di caccia, nella quale però si trovano anche aziende agricole e abitazioni, oltre che il castagneto di Costi. Gli amici della vittima, rotti dal dolore e indignati, intendono raccogliere firme a sostegno di una petizione per chiedere che la riserva sia chiusa oppure che si regolamenti in modo differente l’esercizio venatorio nell’area.
"Qui ci sono bambini, anziani, animali domestici… Siamo tutti in pericolo – affermano –. Non è possibile che la legge li autorizzi a entrare nelle proprietà altrui con armi cariche e mute di cani. La riserva è nata su iniziativa di cacciatori di Casina, che hanno raccolto firme sostenendo che c’era una proliferazione eccessiva di animali selvatici. I cinghiali e i lupi non uccidono, i fucili sì".