
Era il supernonno di Riccione, Athos Crudi, con i suoi 105 anni. Se n’è andato per sempre domenica tra la...
Era il supernonno di Riccione, Athos Crudi, con i suoi 105 anni. Se n’è andato per sempre domenica tra la commozione di quanti l’hanno conosciuto. L’ultracentenario, il più longevo dopo la scomparsa della concittadina Ines Ronci, avvenuta l’anno scorso a 109 anni, in città era conosciuto soprattutto per la sua storia. Arruolato come guardia frontiera sul fronte jugoslavo, venne presto catturato e deportato in Germania, sopravvivendo ai campi di concentramento nazisti. Era così diventato un prezioso testimone dell’Olocausto, simbolo di memoria e resilienza. Al centro dei racconti, che rispolverava con estrema lucidità, com’è avvenuto un anno fa alla presenza della sindaca Daniela Angelini e dell’assessora alla Famiglia Marina Zoffoli, che si stringono al dolore familiari, i momenti cruciali della sua prigionia segnata da inimmaginabili sofferenze, culminate nella lunga marcia di circa 1.200 chilometri durante la ritirata tedesca. Quella che dal campo di Gotenhafen (oggi Gdynia), nella baia di Danzica sul Mar Baltico, lo portò a Bromberg (ora Bydgoszcz), poi a Rostock e Lubecca "attraversando – come lui stesso raccontava – un inferno di fame, freddo, violenza e morte". Di quei giorni in particolare ricordava le mani ustionate nel rubare le patate dall’acqua bollente per nutrirsi un po’. Indelebile il giorno in cui rischiò seriamente la vita. Dopo giorni di digiuno aveva preso dell’avena per sfamarsi, colto sul fatto lo portarono davanti a un maresciallo nazista. Mentre gli puntava la pistola alla pancia, riuscì a convincerlo a risparmiargli la vita. Amici e conoscenti daranno l’ultimo saluto a Crudi oggi alle 15,30 nella chiesa di San Martino in viale Diaz, stringendosi attorno alle figlie Rosalba e Antonella e all’intera famiglia.
Nives Concolino