Battaglia legale: riminese impiega 20 anni per vendere una casa

Immobile al centro di un contezioso che si è trascinato dal 2003 fino ad oggi

L'odissea della casa in vendita a Rimini

L'odissea della casa in vendita a Rimini

Rimini, 6 maggio 2023 - Per 20 anni non ha potuto perfezionare la vendita di un appartamento all’interno di una palazzina bifamiliare. Protagonista un riminese, che nel 2003 aveva deciso di mettere in vendita l’appartamento, con annesso giardino, al prezzo di 270mila euro.

Una donna si era fatta subito avanti e insieme i due avevano sottoscritto un compromesso, in base al quale all’atto della stipula sarebbero stati versati 30mila euro di acconto e poi 40mila di caparra. Il venditore informa la donna che attorno all’immobile è in corso una causa civile per la divisione della corte comune.

Per questo motivo, di comune accordo, le due parti decidono di inserire nel compromesso una clausola: nel caso in cui la sentenza avesse riconosciuto il diritto di passaggio, il prezzo sarebbe sceso a 260mila euro. Il giudice, in effetti, alla fine si pronuncia a favore della concessione del diritto di passaggio.

Nel frattempo il venditore non riesce più a contattare l’acquirente.

Dopo 30 giorni, la donna si fa viva chiedendo una ulteriore proroga di 60. Scaduto anche questo termine, il venditore procede quindi ad incassare l’acconto di 70mila e si rivolge ad un’agenzia immobiliare per arrivare alla vendita dell’appartamento attraverso altri canali.

A questo punto arriva la doccia fredda: l’uomo scopre infatti che l’agenzia in questione stava pubblicizzando per conto della signora la vendita dell’immobile, non ancora rogitato, al prezzo di 340mila euro.

Comincia così una battaglia legale a colpi di carte bollate. La donna cita in giudizio adducendo di non poter rogitare per la questione riguardante il diritto di passaggio e chiede la restituzione dei 70mila euro.

Il venditore si rivolge all’avvocato Pasquale Delli Paoli. Nel 2010, in primo grado, il tribunale riconosce il diritto a ritenere caparra e acconto e la donna viene condannata al pagamento delle spese legali.

Stesso verdetto in Appello, dove per la sentenza di secondo grado bisognerà attenderà il 2018, vale a dire altri otto anni.

A scrivere l’ultimo atto è la Corte di Cassazione, che ha messo la pietra tombale sulla vicenda dando ragione al proprietario dell’abitazione e condannando nuovamente la donna al pagamento delle spese di lite.