I Verdi hanno alzato un polverone: "No alle piscine in spiaggia". Ma per bagnini e albergatori di Rimini e per lo stesso sindaco Jamil Sadegholvaad, la strada è segnata. Realtà turistiche come quella riminese "non possono più fare a meno delle piscine in spiaggia – rilancia Mauro Vanni, titolare del bagno 62 di Rimini e presidente dei balneari di Confartigianato – Siamo indietro di anni rispetto alle località balneari all’estero a noi concorrenti".
Le piscine come alternativa a un mare Adriatico sempre più sofferente e segnato dal ritorno delle mucillagini?
"No, il punto non è questo. L’Adriatico va sanato. Ma in tante località con un mare più bello del nostro le piscine sulla spiaggia sono realtà da anni. Perché i turisti le chiedono. Perché non sempre è possibile fare il bagno in mare".
Il rischio, con le piscine, è di ’cementificare’ ancora di più la spiaggia...
"Oggi si possono fare strutture più leggere ed ecosostenibili. Anche l’amministrazione di Rimini, dopo aver fatto la battaglia per anni alle piscine sulla spiaggia, si è convinta che non se ne può fare a meno. Il nuovo piano dell’arenile le prevede, ma ci sono ancora troppo vincoli".
Per esempio?
"Secondo il nuovo piano è possibile realizzare una piscina di 300 metri quadrati al massimo, ogni 300 metri di spiaggia. E per farla, bisogna rinunciare ad altri servizi. Queste strutture vanno incentivate e non ostacolate, per il bene del turismo".
Anche la Soprintendenza in questi anni ha sempre frenato sulle piscine...
"Da parte della Soprintendenza c’è oggi maggiore apertura. Così non è stato, in passato: io e altri bagnini abbiamo fatto una battaglia legale durata 15 anni (e vinta) per mettere le vasche idromassaggio in spiaggia. Ora ci aspettiamo finalmente meno burocrazia e meno vincoli".
Usare acqua per le piscine in spiaggia non è uno spreco?
"No, perché noi useremmo direttamente l’acqua di mare con sistemi di ricircolo".
Manuel Spadazzi