
Adesso Lorenzo gioca nel campionato del cielo. C’era tutto il paese allo stadio comunale di Villa Verucchio per dare l’ultimo saluto al bimbo morto una settimana fa mentre giocava a calcio. "Un bambino gioioso che non si arrabbiava mai, anche quando ti facevamo gli scherzi, tu ridevi invece di arrabbiarti. Sempre felice e sorridente, nessuno ti ricorda mai triste – così lo ha hanno ricordato i compagni di classe della IV D della scuola elementare Rodari – Eri sempre gentile e pronto ad aiutare tutti: chi era a terra, chi era disperato. Ti abbiamo voluto bene, te ne vogliamo ancora oggi e te ne vorremo sempre; avrai sempre un banco nella quarta D del nostro cuore". Per le normative anti-Covid, lo stadio poteva contenere mille persone, ma altrettante erano all’esterno dell’impianto per salutare il bimbo di non ancora 9 anni che martedì scorso si è accasciato a terra al termine dell’allenamento di calcio, con la divisa rosanero del Verucchio indosso. Sugli spalti campeggia un grande striscione: "Un angelo in più nel cielo. Lorenzo sempre con noi", con la foto del bimbo sorridente quasi a salutare tutti, amici, parenti, compagni di scuola, compaesani, riuniti nel suo nome e attorno alla famiglia.
C’è il vescovo di Rimini a presiedere la messa. Accanto a lui, il parroco don Pier Paolo Conti, il vice parroco don Andrea, padre Mario il guardiano dei frati, i diaconi. L’altare profuma di fiori bianchi, come bianchi sono i palloncini che lo adornano ai lati. Quando il piccolo feretro entra i campo, il ‘pubblico’ è tutto in piedi, stretto in un composto ma sentito, prolungato applauso. Il coro canta, c’è silenzio ma non è opprimente. "Lasciamo la parola a Lorenzo – è la proposta di monsignor Lambiasi in apertura di omelia – Oggi lui ci dice che la sua e nostra notte splenderà. Anzi l’alba, un’alba senza tramonto". Il vescovo prende spunto dalla canzone preferita da Lorenzo, "La notte splenderà" appunto, per affrontare di petto come fa un padre il tema della morte. "Per Lorenzo come per tutti noi senza eccezione a volere la morte non è stato Dio. Ma Dio ha voluto che la fine della sua vita fosse l’inizio di una vita senza più fine. Insomma per Lorenzo a finire è stato solo il ‘primo tempo’. Un tempo breve, molto breve, certo. Ma Dio ha voluto che per lui cominciasse subito il secondo tempo, quello che non finirà mai più". La chiusura è una perfetta metafora calcistica, che anche il piccolo calciatore – tifoso milanista e goloso di caramelle e castagne - può apprezzare. "Caro Lorenzo, dai. Lanciaci un assist tutti i giorni, fino a quando non verremo anche noi lassù, quando anche per noi la notte splenderà. E non ci sarà più nessun black-out per tutta l’umanità". Alle preghiere degli amici, dei compagni di gioco e di classe si unisce tutta l’assemblea come una grande famiglia. La società del presidente Claudio Fabbri ha piazzato dei palloni attorno al feretro: "calciateli verso il cielo, perché Lorenzo possa giocarci".
Babbo Luigi indossa sulle spalle la maglia rosanero del figlio. Quando mamma Valentina prende il microfono, con il volto nascosto da mascherina e occhiali scuri, l’assemblea ha un tuffo al cuore. "Mi tolgo gli occhiali per guardarvi tutti negli occhi. Come si affronta un dolore così incommensurabile, inconsolabile? Con l’amore. L’amore tra noi, in famiglia, a scuola, nel calcio, nel paese. Grazie a tutti. Alla società di calcio e a tutti gli allenatori che hanno lottato con Lorenzo quella sera. Quella battaglia deve continuare su questo campo - ha proseguito Valentina - dovete continuare questo progetto di vita per tutti questi ragazzi". Una proposta girata al sindaco Stefania Sabba: "Tutte le donazioni raccolte saranno indirizzate a favore di progetto di area per bambini, giovani e sport. Iniziamo a investire per i giovani in questo paese". Con la colonna sonora de "La notte splenderà" loro, i bambini, fanno volare un esercito di palloncini bianchi in cielo.
m.c.