Coronavirus Rimini oggi, "Impossibile controllare tutte le quarantene"

Francesco Toni a capo del Dipartimento di salute pubblica: "Facciamo telefonate, ma sono oltre 400 persone"

Francesco Toni, direttore Dipartimento di Sanità pubblica Ausl di Rimini

Francesco Toni, direttore Dipartimento di Sanità pubblica Ausl di Rimini

Rimini, 5 marzo 2020 - Oltre 400 persone in quarantena nel Riminese, in maggioranza a scopo cautelativo ma, comunque, con l’obbligo di restare al proprio domicilio per 14 giorni. Come si fa a controllare se sono veramente a casa? "Noi facciamo controlli telefonici e se vediamo che la persona non risponde, oppure si capisce che non è in casa chiediamo l’aiuto delle forze dell’ordine per andare a vedere se effettivamente sono nel loro domicilio. Il fatto è bisogna andare anche sulla fiducia e il buon senso delle persone: tenere monitorate oltre 400 persone 24 ore su 24 è praticamente impossibile, con tutta la buona volontà".

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Se non vengono trovate in casa, queste persone cosa rischiano? "Beh, ci sono disposizioni ben precise emanate anche dalla nostra Regione. Chi non resta al proprio domicilio quando c’è una precisa indicazione sanitaria a salvaguardia della salute pubblica, come indica appunto anche l’ordinanza, può incorrere in sanzioni sia civili che penali". Di questi 400 quanti sono stati colpiti dal virus? "Che sono al loro domicilio, risultati positivi al tampone, sono poche unità. La maggioranza sta solo osservando la quarantena a scopo precauzionale".

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Dottore, secondo il suo punto di vista, esiste un focolaio di Covid-19 in Romagna? "Direi proprio di no. La malattia è stata importata da altre zone e dopo si è diffusa in questa determinata area della nostra provincia, ma non è nata qui". Sempre secondo il suo parere in quanto ne saremo fuori? "Se le misure indicate dall’Istituto superiore di sanità vengono osservate strettamente l’espansione del virus si attenua e si riducono i casi di contagio. Dire quando ne saremo fuori completamente, quindi quando non verrà più registrato nemmeno un caso, è complesso da definire".

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Da quanto personale è composta la task force di individuazione dei casi e controllo dei casi? "Ci sono due medici che rispondono al telefono, numero che funziona giorno e notte, poi ci sono altri tre medici e io che ci occupiamo delle inchieste epidemiologiche, delle individuazioni dei contatti. Ci sono poi quattro infermiere che eseguono i tamponi a domicilio e altre due che ci aiutano per inchieste sul virus perché queste sono procedure complicate". Vi è capitato qualche caso strano? "Più che altro, a volte si resta sorpresi perché certe cose te le immaginavi in un modo e la realtà è diversa. E’ capitato nel caso di un anziano risultato positivo dopo aver effettuato il tampone. Pensi che stia molto in casa, in quanto non più giovane, quindi abbia pochissimi contatti, poi scopri che è un gran ballerino che gira tutti i circoli e i ritrovi della provincia. E allora bisogna rintracciare tutti quelli che lo hanno avvicinato negli ultimi giorni e sono decine di persone. Consideri che, a livello di contatti, si va da un minimo di dieci per ogni persona positiva a oltre venti". Una volta individuati vengono posti a domicilio. Poi cosa succede da un punto di vista medico? "La persona viene presa in carico dal Dipartimento di sanità pubblica con sorveglianza sanitaria attiva, cioè con valutazione quotidiana delle sue condizioni di salute: il soggetto deve misurarsi la temperatura due volte al giorno e a riferire telefonicamente ai sanitari che pongono una serie di quesiti diagnostici anche sull’eventuale comparsa di sintomatologia".

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