FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Dassilva resta in carcere. Il giudice crede a Manuela: "Louis era in quel garage"

L’ordinanza di rigetto elenca tutti gli indizi a carico del 35enne senegalese "La Bianchi? Persona leale. L’indagato conosceva i movimenti di Pierina".

Louis Dassilva durante l’incidente probatorio di febbraio per accertare se era lui l’uomo ripreso da una telecamera

Louis Dassilva durante l’incidente probatorio di febbraio per accertare se era lui l’uomo ripreso da una telecamera

La presenza in quel garage "ha una portata gravemente indiziaria, ai limiti della prova logica della sua colpevolezza". Parole, quelle del gip di Rimini Vinicio Cantarini, che per Louis Dassilva hanno il peso specifico delle sbarre del carcere che non si flettono: di una custodia cautelare che dopo giorni di spasmodica attesa viene confermata. Nove mesi dopo quel 16 luglio in cui Dassilva finì in carcere per l’accusa di aver ucciso con 29 coltellate Pierina Paganelli nel seminterrato di via del Ciclamino, lo stesso giudice che firmò la prima ordinanza conferma la decisione, aggiungendo elementi ritenuti "gravemente indiziari" per il 35enne senegalese.

Anzitutto la sua presunta presenza nel garage dell’orrore la mattina del ritrovamento di Pierina. Presenza emersa dopo l’ultima versione di Manuela Bianchi, nuora della vittima ed ex amante dell’indagato, che in incidente probatorio ha confermato di avere incontrato Louis la mattina del 4 ottobre nel seminterrato e che Dassilva le avrebbe detto del corpo oltre la porta tagliafuoco, per poi ’istruirla’ su cosa fare e dire in seguito.

Una versione che il giudice ritiene "credibile" e "confermata" dalle risultanze di una babele elefantiaca di perizie svolte dalla procura di Rimini. Ed è proprio alla credibilità di Manuela – che il giudice descrive "una persona leale" rigettando le tesi degli avvocati di Louis circa la scarsa credibilità della donna – che è stato dedicato il cuore dell’ordinanza di rigetto della richiesta di scarcerazione. In 77 pagine, il giudice ha condensato sia l’inesistenza di ipotesi alternative, che il "mosaico di indizi a carico di Dassilva", che pur senza il filmato della Cam3, ritenuto prova "errata", poggerebbe su plinti probatori tali da indurre la conferma del carcere.

Louis "conosceva i movimenti di Pierina", recita l’ordinanza, "la fascia oraria in cui il cellulare risulterà inattivo (21.45-22.38, ndr) gli consentiva di commettere l’omicidio" e "la moglie Valeria non gli fornisce un alibi sicuro poiché dormiva". "La possibile presenza di Dassilva nel garage nei momenti in cui Pierina venne uccisa è stata accertata dal perito Perino, il quale ha identificato una voce maschile attribuita all’indagato nei momenti delle urla di Pierina". Un riconoscimento che però "allo stato non ha valenza scientifica e andrà meglio verificato", tanto che viene esclusa la veridicità della corrispondenza tra la voce che dice "buona!" e quella di Manuela, a causa di una forte sovrapposizione del suono con le urla e perché la Bianchi, secondo una consulenza, all’ora del delitto stava usando il cellulare per delle ricerche online. Contro Dassilva ci sarebbe invece la sussistenza di "un movente" ritenuto fondato, nonché il "rifiuto del confronto con Manuela" ed altri elementi ("zoppia accentuata"; "colloqui intercettati in carcere con Valeria") che "corroborano l’ipotesi accusatoria".

Parole come macigni che però non fanno scomporre la difesa del senegalese, con la criminologa Bruzzone (membro del pool) che sostiene: "Davanti a noi abbiamo ancora delle opzioni". Infatti, proprio giovedì alle 9.30 si terrà un’altra udienza davanti al Tribunale del Riesame, con i giudici bolognesi che saranno chiamati a una nuova decisione sempre sulla possibile scarcerazione di Dassilva.

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