
L’intervento dei vigili del fuoco al magazzino dell’inceneritore di Coriano
Sono ancora impresse negli occhi dei soccorritori le fiamme alte quasi trenta metri, sprigionate come dalla bocca dell’inferno dai cumuli di rotoballe di rifiuti di carta e plastica liquefatte sotto la pressione di oltre mille gradi. Divorate dal fuoco. Avvolte come in un mantello tossico dalla colonna di fumo sprigionata dal rogo. Sono queste le immagini ancora vivide nella memoria delle numerosissime squadre di pompieri che solo domenica sera alle 21.30 dopo più di cinque ore di lotta sono riusciti a piegare l’incendio scoppiato fuori dal magazzino di stoccaggio rifiuti, nell’area retrostante l’inceneritore di Raibano a Coriano. Un’impresa resa possibile grazie ai rinforzi giunti dal distaccamento di Cattolica, dal comando di Pesaro, da quello di Forlì-Cesena, così come dalla Croce Azzurra di Riccione, che ai pompieri ha fornito anche l’ossigeno terapeutico per continuare nel complesso tentativo di domare le fiamme.
Di domare il fuoco di un incendio per cui la bonifica della zona interessata invece è continuata per tutta la notte, arrivando sino a ieri mattina quando l’area in cui si è sviluppato l’incendio è stata messa sotto sequestro dal nucleo investigativo dei vigili del fuoco, salvo poi togliere i sigilli nell’arco di qualche ora ritenendo di maggior importanza procedere allo smaltimento dei rifiuti liquefatti ond’evitare il potenziale spargimento di sostanze. Nel frattempo comunque sono state avviate le indagini del caso come atto dovuto per fare piena luce sull’incendio che domenica pomeriggio ha spaventato a morte tutta la riviera, con migliaia e migliaia di nasi all’insù attirati dalla densa cortina di fumo che si è levata dall’inceneritore rendendosi visibile a decine di chilometri di distanza. Ieri i carabinieri di Riccione, che operano fianco a fianco ai vigili del fuoco, hanno acquisito infatti i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona per cercare eventuali immagini utili a chiarire gli istanti immediatamente antecedenti allo scoppio dell’incendio. Al momento infatti non viene esclusa nessuna ipotesi nel ventaglio di cause che possono aver portato al maxi rogo di rifiuti con l’apertura di un fascicolo esplorativo proprio per consentire rilievi e tutti gli accertamenti necessari a trovare risposte alla domanda: perché è successo?
Nel frattempo, sempre ieri si sono conclusi anche i campionamenti del territorio e monitoraggio dell’aria compiuti dai tecnici Arpae, spingendosi sino a tre chilometri di distanza dall’incendio e quindi nel centro abitato di Riccione. Stando ai risultati dunque "l’altezza della colonna e la presenza di vento persistente e sostenuto in quota hanno consentito un’efficace diluizione degli inquinanti con ricaduta degli stessi in direzione del mare, a distanza dai centri abitati", ha reso noto Arpae. In conclusione, il monitoraggio dell’ente regionale "non ha evidenziato valori anomali dei principali parametri monitorati". Dati che "permettono di escludere significative ricadute di inquinanti al suolo", tanto che "non emergono – ha scandito ancora l’Arpae – criticità ambientali né per la qualità dell’aria né per il suolo e le acque".