MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Riccione, l’assassino di Tamara, l'addestratrice di delfini, tornerà libero

Alessandro Doto 10 anni anni fa uccise l’addestratrice di delfini. "Nessuna giustizia per mia sorella"

La vittima: Tamara

Riccione, 28 novembre 2017 - «È come se Tamara fosse stata uccisa due volte. E’ questa la giustizia che ci meritiamo?». È un vero grido di dolore quello di Sabrina Monti, la sorella dell’addestratice di delfini ammazzata a coltellate, il 2 febbraio 2007 a Riccione, dal vicino di casa Alessandro Doto. Sabato si è celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Eppure, nonostante le marce e le tante manifestazioni in Italia, «dobbiamo fare ancora molto – attacca Sabrina – per fermare la violenza. A partire dalle leggi. L’assassino di mia sorella fra qualche mese tornerà in libertà, dopo soli dieci anni dall’omicidio. Basta: abbiamo bisogno di pene certe per gli assassini e gli aguzzini delle donne, per non farle morire una seconda volta». Sì perché Doto, che uccise Tamara con 22 coltellate, nel 2018 lascerà la struttura psichiatrico-giudiziaria dove è rinchiuso, e potrà tornare libero. Ha già ottenuto vari permessi premio e grazie alla buona condotta potrà scontare molto meno dei 14 anni a cui era stato condannato (il pm ne aveva chiesti 30).

Sabrina, lei crede che Doto sia ancora pericoloso?

«Io non credo che dopo soli dieci anni questa persona sia completamente riabilitata. Le perizie fatte all’epoca su di lui l’avevano ritenuto socialmente pericoloso. Chi ci assicura che non potrebbe compiere altri gravi gesti?».

Cosa provate lei e i suoi familiari pensando che a breve tornerà libero?

«Un senso di profonda ingiustizia. Un’ingiustizia per Tamara, e per tutti noi. Penso all’infinito dolore che ha causato a me e alla mia mia famiglia. Mio padre non si è più ripreso dopo la morte di Tamara, si è lasciato completamente andare: è scomparso alla fine del 2015. Mia madre si regge solo grazie ai farmaci antidepressivi che prende quotidianamente».

Doto ha mai chiesto scusa?

«No. In tutti questi anni, almeno che io sappia, non ha mai mostrato segni di pentimento, né ha chiesto scusa. Così come la sua famiglia non ha mai chiesto perdono per quello che ha fatto».

E voi, avete mai provato a mettervi in contatto con la famiglia di Doto?

«Ci ha provato mia madre, una sola volta. Voleva sfogarsi, tirare fuori la rabbia e il dolore che aveva dentro».

Da quella volta non c’è più stato alcun contatto?

«No. E non siamo più nemmeno riusciti ad avere notizie su di lui, se non sommarie. Anche questa è un’ingiustizia. Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni, sotto tutti i punti di vista. Non c’è mai stato alcun risarcimento, anche se nessuna cifra ci può restituire Tamara. E nemmeno un aiuto alle spese mediche e alle cure che i miei genitori hanno dovuto affrontare dopo la morte di Tamara. Niente di niente. E lui nel frattempo sta per tornare libero».