REDAZIONE RIMINI

Pronto soccorso, si teme l’assalto

Aumenta il numero di pazienti Covid. L’Ausl avverte: "Andate in ospedale solo per le urgenze"

Non è un assalto, come accade in queste ore nelle grandi città italiane. E’ piuttosto un assedio prolungato, quello che si sta abbattendo sui Pronto soccorso di Rimini e Riccione. Di un numero di accessi "importante" parla Tiziana Perin, la direttrice dell’Unità operativa di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza di Rimini. "Nelle ultime 72 ore registriamo un aumento dei pazienti Covid. In questo preciso momento (le 16 di ieri pomeriggio, ndr) ce ne sono sette che attendono di essere trasferiti nei reparti". Crescono i contagi, di pari passo con la psicosi. "Accanto ai pazienti che manifestano sintomi riconducibili al virus – spiega la dottoressa Perin – ce ne sono altri che invece hanno febbri stagionali". Da fuori sembra regnare il caos, ma la primaria rassicura: "E’ un caos organizzato, come dico sempre. Abbiamo mantenuto anche durante la tregua estiva i due percorsi, quello ‘sporco’ per il Covid e quello ‘pulito’. La pressione c’è, ma la situazione è sotto controllo". A Riccione, intanto, venerdì pomeriggio hanno riaperto il reparto Covid. I vertici dell’Ausl mettono le mani avanti, in previsione di un aumento consistente di ricoveri. I numeri fotografano bene la situazione. "Venerdì abbiamo registrato 155 accessi al Pronto soccorso di Rimini – spiega Perin – un numero di poco inferiore la media del periodo. Resta l’invito a venire in ospedale solo per le urgenze". A Riccione il numero degli accessi è sceso già da alcuni giorni. "I pazienti Covid vengono ora trasferiti nel reparto riaperto da poche ore – dice Rosa Intermite, responsabile del Pronto soccorso del Ceccarini – Sono in aumento, ma nulla fa prevedere un assalto, e comunque ci siamo organizzati per tempo".

Non intasate il Pronto soccorso, è il messaggio ribadito dalla direzione sanitaria. Per il direttore del Dipartimento, Raffaella Francesconi "il primo interlocutore resta il medico di famiglia. I servizi di emergenza, compreso il 118, non possono essere utilizzati per velocizzare l’iter di approfondimenti diagnostici né per cercare di abbreviare la richiesta di tampone". L’invito a non presentarsi in Pronto soccorso è "importante in presenza di febbre superiore ai 37,5 gradi o altri sintomi sospetti associabili al Covid-19". Occorre contattare il medico curante e non è consentito uscire nemmeno per fare la spesa o accompagnare i figli a scuola.

"Oggi la maggioranza dei pazienti riesce ad essere gestita al proprio domicilio e al momento la rete ospedaliera, soprattutto le terapie intensive, non è a rischio – ribadisce il direttore sanitario Mattia Altini - Per mantenere questa situazione è importante tutelare gli operatori e i pazienti. I cittadini dovrebbero accedere ai servizi dell’emergenza solo in caso di reale bisogno e non come scorciatoia".

Cosa fare in caso di sintomi sospetti di Covid-19? "Restare a casa, non andare in Pronto soccorso o altre strutture sanitarie ma contattare il proprio medico. Chiamare il 118 solo in casi di comprovata gravità. Se si è stati in contatto con persone risultate positive riferirlo al proprio medico.