
Dal 2 aprile l’Istituto per la sicurezza sociale ha reintegrato Loretta Casadei nel suo ruolo di coordinatore
Prima assolta e ora reintegrata. Loretta Casadei, l’infermiera che era stata accusata di aver favorito un presunto racket delle badanti all’interno dell’ospedale di Stato, torna nel suo ruolo di Coordinatore infermieristico-tecnico di Azienda. Con effetto immediato, dal 2 aprile scorso, dopo la sospensione di oltre tre anni. Un reintegro che arriva a oltre due mesi dalla sentenza del processo sul racket delle badanti, durato più di due anni, che aveva visto come imputata anche l’infermiera Casadei. "Nel corso delle 25 udienze dibattimentali del procedimento – dicono dall’Istituto per la sicurezza sociale nel comunicare il suo reintegro – il cui clamore mediatico ha avuto un impatto significativo sia sulla sua persona sia sull’immagine dell’Iss, la dottoressa Casadei ha ribadito la sua posizione di totale estraneità ai fatti, sostenendo la propria innocenza sin dalle fasi inziali del procedimento ed evidenziando la sua tempestiva denuncia degli eventi che avevano originato il procedimento penale".
Con la sentenza di assoluzione, "il tribunale ha escluso ogni responsabilità a carico della Casadei". Così, l’Iss ha ritenuto di reintegrarla nel suo ruolo. Insieme all’infermeria dell’Iss sono state assolte anche le altre due donne che, a vario titolo, erano finite a processo per i reati di estorsione, minacce e anche truffa allo Stato, in relazione ad un presunto racket all’interno dell’ospedale di Stato per la gestione dell’assistenza privata. Sono state assolte, quindi, le badanti Fatima Dzutseva, 51enne di origini russe e Felicia Doru, 52enne rumena. Assolta "perchè il fatto non costituisce reato" anche, come già detto, l’infermeria Loretta Casadei. "La dottoressa Casadei – avevano detto nel giorno della sentenza i suoi avvocati Tania Ercolani e Francesco Mancini – ha rinunciato coraggiosamente alla prescrizione, per un profondo senso di giustizia, da subito decisa a ottenere una sentenza di merito che potesse far piena luce sulle vicende e azzerare le calunniose voci diffuse su di lei. La sentenza di assoluzione con formula piena dà valore e senso al sacrificio di questi anni". "Le indagini scattano nel 2018 quando viene presentato un esposto, era il mese di febbraio, per denunciare una sorta di ‘caporalato’ nella gestione delle badanti all’interno dell’ospedale di Stato. ’Caporalato’ denunciato a più riprese, all’epoca, dal Movimento Rete che aveva messo sotto la lente l’utilizzo di badanti per l’assistenza privata dei pazienti, soprattutto anziani, in un contesto di diffusa illegalità.