Coronavirus Rovigo, chi sono i tre nuovi casi

Hainno tra i 50 e i 60 anni e sono residenti ad Adria, Corbola e Lusia. Tra i casi sospetti anche un medico dell'ospedale e la figlia

I punti triage esterni all'esterno dell'ospedale

I punti triage esterni all'esterno dell'ospedale

Rovigo, 4 marzo 2020 - Si allarga il cerchio dei contagi in Polesine. Sono diventati 4 i pazienti risultati positivi al coronavirus. I 3 nuovi casi sono uomini tra i 50 e i 60 anni, residenti ad Adria, Corbola e Lusia. I primi due sono stati in contatto con l’imprenditore di Adria, il primo paziente risultato positivo dopo una cena con un uomo di Vo’ Euganeo. Il terzo nuovo caso è il risultato di un contatto con un ballerino durante un evento di tango, a Ferrara, con cittadini spagnoli successivamente risultati positivi ai test.

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Il direttore generale dell’Asl Antonio Compostella precisa: «Il fatto che siano aumentati i pazienti positivi non rappresenta l’esistenza di un focolaio. Tutti i pazienti sono legati ad altri casi che erano positivi in precedenza. Ricostruendo gli incontri di queste persone riusciamo però a ottenere più informazioni sul virus, che risulta meno aggressivo della Sars come sintomi ma molto più contagioso rispetto a una semplice influenza. I sintomi dei pazienti sono modesti perché, al momento attuale, manifestano una leggera febbre ma nessun interessamento respiratorio. Le loro famiglie sono asintomatiche ma sono state poste comunque in isolamento precauzionale e sono costantemente monitorizzate».

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Compostella ribadisce l’importanza che ha avuto il lavoro a cerchi concentrici per risalire ai contatti dei pazienti positivi, perché ha permesso di individuare subito le persone potenzialmente infettate e isolarle. «Non sono sorpreso di questi nuovi casi perché sapevamo che questa sarebbe stata la settimana cruciale per quanto riguarda l’espansione del virus. Non c’è motivo di pensare di essere in maggior pericolo, la situazione non deve preoccupare, stiamo facendo il percorso giusto. L’importante in questo momento è ricostruire la cerchia dei contatti di queste persone in base al loro lavoro e alla loro vita personale».

Al momento nella provincia sono in isolamento domiciliare 120 persone, 8 hanno terminato il percorso, 36 sono stati sottoposti a tampone per sintomatologia sospetta, 30 con esito negativo, 4 con esito positivo e 2 in attesa di esito. Tra le due persone in attesa di esito anche un medico dell’ospedale e la figlia. «In questa situazione sono interessati anche tutti gli operatori sanitari che stanno lavorando con grande coscienza civica e professionalità, ma che sono ovviamente esposti al virus – commenta Compostella – nonostante la mole di lavoro sia aumentata a causa dell’arrivo dei pazienti dell’ospedale di Schiavonia, i nostri ospedali stanno reggendo molto bene il carico. Abbiamo inviato alla Regione un piano di attivazione per fare aumentare i posti in terapia intensiva per quanto riguarda il reparto di malattie infettive. Sono in arrivo 10 ventilatori che significano ulteriori 10 posti in terapia semintensiva respiratoria. In caso di ulteriore aumento della mole di lavoro è già previsto un piano di redistribuzione delle attività ospedaliere e abbiamo già fatto richiesta di assunzione di più personale. In questi giorni é anche previsto un incontro della dirigente sanitaria Paola Casson con i colleghi delle case di riposo e di chi si occupa dell’assitenza domiciliare».

Compostella ha ribadito la possibilità di un aumento dei casi positivi durante la settimana, ma terminato il periodo considerato più critico, la situazione dovrebbe rallentare. Il prefetto Maddalena de Luca ha ribadito l’importanza delle indicazioni di carattere sanitario messe in atto in queste ultime settimane: «Sono importanti per evitare che il virus si rifonda. Non c’è nessun pericolo di focolaio nella zona». All’assessore regionale Cristiano Corazzari il compito di fare il punto della situazione. «I casi positivi in Veneto – ha detto –. La regione Veneto è la prima per numero di controlli con quasi 10.000 tamponi effettuati».