Infermieri no vax a Rovigo: altri due casi

Reparto di geriatria chiuso, 27 anziani contagiati. L’ordine dei medici: "Il personale deve autosospendersi". Il direttore dell’Usl: "Prenderemo provvedimenti nei loro confronti". I sindacati: "Parole inaccettabili"

Antonio Compostella, direttore generale dell’Usl

Antonio Compostella, direttore generale dell’Usl

Rovigo, 7 febbraio 2021 - Cresce il focolaio coronavirus nel reparto di geriatria. Sono 27 i pazienti positivi. Altri due operatori risultano contagiati. In totale sono 4, due infermieri e due oss. Tutti gli operatori sanitari risultati positivi avevano rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione. "Ribadendo che non vi è nessuna intenzione di attribuire l’origine del contagio agli operatori, ritengo però che se si fossero vaccinati avrebbero potuto evitare il contagio per sé stessi e avrebbero inoltre potuto contribuire al contenimento della diffusione all’interno del reparto – dice con decisione il direttore generale dell’Usl 5 Antonio Compostella –. Stiamo valutando le azioni da intraprendere in base alla giurisprudenza. Questo episodio conferma l’importanza della vaccinazione per gli operatori sanitari per preservare i pazienti e gli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali".

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La chiusura del reparto, il personale che ha rifiutato i vaccini. Tutti gli ingredienti per innescare una forte polemica. Sono intervenuti anche i sindacati che definiscono gravissime le affermazioni di Compostella. "Il Commissario scarica sugli operatori sanitari la responsabilità del terzo cluster nel reparto di geriatria – afferma Riccardo Mantovan di Fp Cgil –. Riteniamo scandaloso il suo comportamento, invece di affrontare quanto successo colpevolizza gli operatori sanitari che si sono fatti in quattro per tenere a galla un sistema sanitario carente e senza direzione da 5 anni".

Cgil definisce le parole di Compostella inaccettabili, schierandosi dalla parte dei lavoratori, pretendendo le scuse ed un impegno a scovare le reali responsabilità. Con il primo focolaio Cgil aveva chiesto di verificare se ci fossero state inadempienze, mancanze o errori sulla gestione dei ricoveri, sugli screening, sui presidi, sui percorsi e i dispositivi di protezione. "Ci ritroviamo con il terzo focolaio con 30 degenti infetti ed un numero imprecisato di operatori – scrive Mantovan –, gli stessi che avevano già contratto il Covid nel primo focolaio. Operatori che non si sono ancora vaccinati per motivi che non hanno nulla a che fare con il no vax".

Sull’argomento vaccinazioni agli operatori sanitari è intervenuto l’ordine dei medici. "È un dovere morale vaccinarsi, soprattutto in ambiente ospedaliero, dove spesso vi sono persone fragili e con patologie – commentato Francesco Noce, presidente dell’ordine dei medici –. È una questione soprattutto etica, per cercare di non arrecare danni agli altri, a maggior ragione se fragili. È vero che il vaccino non è obbligatorio per legge, ma chi lavora in ambito sanitario accanto a persone fragili dovrebbe rivalutare la propria posizione. Se si sceglie di non vaccinarsi è bene valutare anche di auto-sospendersi o dedicarsi ad incarichi che non prevedano il contatto con persone fragili o malate. Certo, non è stato dimostrato che la mancata vaccinazione sia legata al focolaio, ma potrebbe comunque capitare in futuro. E se dovesse accadere e avere conseguenze gravi, non credo che esisterebbero spiegazioni che possano essere di consolazione alle famiglie di queste persone".