Dalla Francia a Riccione. Siboni, il cavaliere dello champagne: "Amo la storia del vino"

Il titolare di ‘Lenoteca wine bar’, in Paese, premiato a Firenze per la sua esperienza nel settore. "Un giorno il presidente di una maison a sorpresa mi ha chiesto di selezionare una bottiglia: l’ho convinto".

Dalla Francia a Riccione. Siboni, il cavaliere dello champagne: "Amo la storia del vino"

Dalla Francia a Riccione. Siboni, il cavaliere dello champagne: "Amo la storia del vino"

Le Chevalier de Champagne. Per incontrarlo non serve imboccare l’autostrada e arrivare in Francia. Più semplicemente si percorre Corso Fratelli Cervi fino a incontrare Lenoteca wine bar, attività che Fiorenzo Siboni ha aperto 9 anni fa. È qui che Siboni ha concentrato la propria passione per il vino tanto che un giorno è arrivata una telefonata. E nei giorni seguenti era a Firenze dove si sarebbe tenuta la premiazione dei meritevoli secondo L’Ordre des Coteaux de Champagne, l’unica Confraternita del vino in rappresentanza dell’intera viticoltura della Champagne, ovvero vigneron, maison e cooperative, che si trova in Francia e all’estero.

Siboni, come ci è riuscito?

"È arrivato inaspettato, in modo naturale. Qualcuno ha notato come lavoro, la selezione che ho. È il massimo riconoscimento nel mondo del vino. Una realtà che ha lo scopo di promuovere il mondo dello champagne attraverso enoteche e ristoranti. Non basta comprare e vendere champagne con la propria attività, bisogna conoscerlo. Alla premiazione eravamo in 30 per tutta l’Italia, un appuntamento biennale esteso anche a sommelier. Vicino a me c’era il sommelier di Cracco".

Ha capito chi l’ha scelta?

"Un giorno mi si presenta in negozio il presidente di una maison. Spesso mi chiamano per fare assaggi. Invece è venuto e io non sapevo, non lo conoscevo visivamente. È arrivato qui e quando me lo hanno presentato sono rimasto stupito, mi ha fatto i complimenti, poi quando è arrivato il momento di scegliere il vino mi ha detto fai tu. Ero imbarazzato, poi deve essere avvenuta una comunicazione tra alcune persone che mi hanno visto all’opera ed è arrivato il riconoscimento. Alla premiazione e la mia attività era la più giovane".

L’annata migliore?

"Per lo champagne quella del 2008. È stata valutata come la migliore di sempre, con un potenziale di longevità notevole".

Etichetta preferita?

"Meno brand e più vigneron. Apprezzo la territorialità, ma serve studiare. Nelle master class passi tre giorni a studiare non solo attraverso il bicchiere, studi la storia, cosa che mi piace molto, ed anche la geografia e la politica. Si va indietro di millenni. Mi piace l’unione tra cultura, storia e vino".

Fccia un esempio.

"Cesare quando andò a combattere i Galli, nella zona dell’Oltrepò prese delle barbatelle di Pinot nero. E una volta arrivato in Francia, nella zona dell’attuale Borgogna, le piantò. Oggi il vino prodotto nella Romaée-Conti è praticamente inavvicinabile tanto viene considerato e richiesto".

E l’Italia?

"Nel nostro Paese abbiamo una conformazione geografica molto varia e tanti vitigni, poi ci sono i terreni di origine vulcanica. In Romagna c’è la zona di Brisighella e Modigliana con una formazione di almeno 5 milioni di anni precedente rispetto ai colli di Rimini, e questo fa la differenza nel vino. Caratteristiche che si trovano anche in Piemonte dove apprezzo il barolo, il barbaresco e il brunello".

Quale vino preferisce?

"In questo caso posso andare oltre lo champagne e dirle il marsala. Anche se snobbato, ed ha perso un po’ di identità dopo essere stato posizionato nella grande distribuzione, ha un potenziale pazzesco. Sprigiona un’energia incredibile. A seconda della temperatura di servizio lo puoi abbinare da aperitivo, a pasto o fine pasto, a differenza di altri vini".

Andrea Oliva