Poliziotti arrestati, una vittima: picchiato e portato al Centro rimpatri

Il marocchino non è stato espulso perché sposato con un’italiana ma è rimasto chiuso nel Cpr per 35 giorni. Era stato lui, afferma, a chiamare gli agenti della volante di Verona dopo aver subito un’aggressione ma è stato lui ad essere fermato e portato in Questura

In un video le violenze dei poliziotti, 2 già indagati

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Roma, 11 giugno 2023 – Continuano ad emergere testimonianze dopo l’arresto di 5 poliziotti del Nucleo Volanti di Verona accusati di tortura per i presunti abusi commessi ai danni di alcuni fermati, soprattutto stranieri e senzatetto, e di altri reati e all’indagine aperta su altri 17.

Il fatto ha generato molto scalpore per gli indizi emersi che, secondo la gip, avrebbero dovuto portare, almeno in un caso, all’arresto in carcere anziché ai domiciliari: ieri il capo della Polizia ha fatto visita alla Questura di Verona. É stata la stessa Squadra Mobile scaligera a ricostruire l’accaduto e a consegnare gli atti. 

Gli interrogatori di garanzia per i cinque agenti ai domiciliari sono previsti per mercoledì.

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"Sono stato io a chiamare la Polizia”

"Un ragazzo italiano mi ha chiesto una sigaretta, ma io non l'avevo. Lui ha preso un bastone e mi ha colpito sulla testa. Sono stato io a chiamare la polizia". Così alla Stampa Adil Tantaoui, una delle vittime del pestaggio della questura di Verona. Ha 37 anni, vive in Italia da 7 anni, è sposato con un'italiana e incensurato. Gli agenti, racconta, "hanno lasciato stare l'italiano, ma hanno portato via me. Non mi hanno chiesto neanche i documenti. Gli agenti mi hanno caricato in auto e subito uno ha iniziato a insultarmi: 'Arabo di m...! Marocchino te ne devi andare di qua!' Ammetto che, a un certo punto, dopo l'ennesimo insulto, gli ho risposto: 'Tu sei un italiano di m...'. Ero nervoso".

Nel tunnel del parcheggio "mi hanno preso a calci nelle gambe. E poi mi hanno strappato dalla testa le medicazioni". Poi "mi hanno tolto tutti i vestiti e mi hanno buttato per terra nella stanza degli arrestati in mutande. Senza mangiare, senza niente. Tutto il giorno e tutta la notte. Sono svenuto". Il giorno successivo "mi hanno caricato su un'altra auto della polizia. E con loro ho fatto il viaggio fino al Cpr di Torino".

Lui però in quanto sposato con un'italiana non può essere espulso, ma "sono stato per 35 giorni chiuso lì dentro. È proprio un carcere. La gente impazzisce". Ora "cerco di stare bene, ma è difficile. Non ho trovato in Italia quello che cercavo. Mio padre è un giornalista, io ho fatto il cameraman anche per la Rai, ma le cose per me non sono andate come speravo. Ho provato tanti lavori: il magazziniere, le fragole. Ma non ce l'ho mai fatta". Richiamerebbe la polizia? "Forse no. Non lo so". 

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