Crollo del ponte in A14, "Non escludiamo l'errore umano, faremo chiarezza"

Le prime ricostruzioni della tragedia, parla il responsabile di Autostrade per l’Italia. Le ipotesi della polizia

L’ingegnere di Autostrade per l’Italia Giovanni Scotto Lavina (Antic)

L’ingegnere di Autostrade per l’Italia Giovanni Scotto Lavina (Antic)

Ancona, 11 marzo 2017 - Sono le 8.16 di ieri quando la corsia Sud dell’A14 riapre; e le 9.02 quando torna accessibile anche quella Nord. A fare da staffetta ai primi automobilisti, le auto della polizia stradale. Un lavoro a tempo di record, durato incessantemente tutta la notte. 

E pensare che qualche ora prima, attorno alle 13.30, era crollato un cavalcavia, per l’esattezza il numero 167, causando la morte di due coniugi ascolani, tranciati sotto le tonnellate di acciaio e cemento armato mentre transitavano con la loro auto. Una tragedia incomprensibile, che si fa fatica a digerire e sulla quale dovrà essere la Procura, attraverso perizie tecniche a far piena luce per individuare eventuali responsabilità.

«Circa 13 ore per ripristinare la carreggiata centrale – ha detto il comandante della polizia Stradale delle Marche, Alessio Cesareo – Tutte le nostre risorse possibili sono state investite sia per la situazione autostradale sia per la viabilità e l’afflusso sulle strade normali. I lavori svolti nella notte hanno invece comportato un taglio del cavalcavia, poi allineato sui lati fino a quando sarà reso necessario e disponibile per il consulente. Tutto ciò, oltre al ripristino della sede stradale, dei newjersey danneggiati e la pulizia della strada». La riapertura è stata inizialmente parziale dato che in un primo momento era stata aperta solo una corsia per carreggiata, per poi ‘liberare’ una seconda corsia. 

Ma non è tutto: il ponte crollato sull’A14 si sarebbe inclinato da un lato, per cause ancora da chiarire, per poi abbattersi al suolo con uno scivolamento dal lato opposto. Lo conferma il dirigente del Compartimento di Polizia stradale delle Marche Alessio Cesareo, secondo cui è possibile che il troncone caduto non appoggiasse perfettamente per l’intera lunghezza, o che da una parte fosse più sollevato e dall’altra meno, anche se si tratta di ipotesi tutte da chiarire. Sta di fatto che i sostegni provvisori non presentano danni. 

Ingegner Giovanni Scotto Lavina, lei è responsabile del procedimento presso autostrade per l’Italia: una fatalità o un errore umano?  «Lo stiamo accertando. Non escludiamo l’errore umano anche se le attività erano in corso da parte di un’impresa specializzata, attestata e qualificata per questo tipo di lavoro». 

Quando è iniziato il cantiere? «Era stato avviato il 7 febbraio e si sarebbe dovuto concludere, per quanto riguarda le attività sulle pile finalizzate all’innalzamento del cavalcavia, il 31 marzo». 

Ci si chiede però se era davvero necessario fare questo tipo di intervento sul ponte, a viabilità aperta...  «L’impatto è insostenibile sul traffico. Queste sono attività che normalmente vengono svolte dando continuità al traffico autostradale. Si tratta di un impatto che non sarebbe compatibile con la chiusura ai veicoli, per settimane, di un’arteria come l’A14». 

Sono lavori, immaginiamo, già eseguiti più volte in precedenza...  «Sono attività che Autostrade ha già fatto e realizzato anche nello stesso tronco Ancona Sud–Porto Sant’Elpidio, quello dove ci troviamo ora, tramite l’ausilio di imprese specializzate in questo tipo di intervento». 

E quanti cavalcavia sono stati ‘alzati’ fino ad ora?  «In questa tratta dove siamo adesso, sono stati già adeguati, cioè sollevati e posati sul sovralzo della pila, già dieci cavalcavia senza alcun tipo di problema».

Chi si è occupato di questo ponte?  «In questo caso era presente l’impresa Delabach, che ha tutte le qualificazioni e attestazioni di legge per fare questo tipo di di interventi strutturali che hanno un carattere specialistico».

E che aveva fatto già lavori simili?  «Sì, altri di questo tipo. Un’impresa che sta sul mercato ed è specializzata in questo tipo di attività»

Come è avvenuto il crollo del ponte?  «La struttura ha un sostegno provvisorio ed è rimasta integra, e questo ci teniamo a dirlo. Una struttura che è fatta in calcestruzzo. In questo caso non è andato in ‘crisi’ il calcestruzzo, che sosteneva le travi fino all’inizio di sollevamento del cavalcavia; ma è andato in ‘crisi’ l’insieme dei sostegni provvisori». 

Quindi, adesso cosa si prevede?  «Dobbiamo accertare il perché c’è stata una semi-instabilità assolutamente imprevedibile, e solo agli esiti di tali ricostruzioni potremo poi capire bene cosa è accaduto».

Il pm vi ha sentito?  «Personalmente no. Stiamo però mettendo a disposizione, con i colleghi, la documentazione tecnica amministrativa dell’appalto, subappalto e modalità operativa del sollevamento». 

Autostrade per l’Italia ha chiesto anche una relazione alle aziende che hanno progettato ed eseguito i lavori?  «Sì, e con estrema urgenza. L’obiettivo è accertare eventuali errori umani e valutare possibili azioni a tutela». 

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