Fermo, Rocco Pennacchio è diventato vescovo. "Accoglietemi con amicizia"

A Matera l’ordinazione episcopale. Sabato l’insediamento in duomo

L'imposizione delle mani (foto www.SassiLive.it)

L'imposizione delle mani (foto www.SassiLive.it)

Fermo, 26 novembre 2017 - «Da oggi le nostre chiese saranno più vicine». È racchiuso in questo messaggio il significato dell’ordinazione episcopale di monsignor Rocco Pennacchio, arcivescovo metropolita eletto di Fermo, avvenuta ieri pomeriggio davanti alle oltre 1800 persone che hanno gremito il PalaSassi di Matera. Nella solenne concelebrazione eucaristica, dopo la lettura della bolla pontificia di elezione, la sacra ordinazione dall’arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, che dopo le parole di stima e apprezzamento per questo passaggio solenne ha proceduto con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria.

Sin dal primo pomeriggio, al suo arrivo alle 15, entrato da una porta laterale del palazzetto dello sport, monsignor Pennacchio è stato accolto tra gli applausi, il suono dei violini del conservatorio della città e la vicinanza concreta di chi ha condiviso con lui in questi anni il percorso sacerdotale, i familiari e le tante persone che sono giunte da Fermo per assistere a questo evento.

In mezzo a loro ha trascorso i primi momenti che hanno preceduto la consacrazione. Vigorose strette di mano, il saluto con il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, le autorità locali che lo hanno circondato insieme ai fedeli di San Pio X di Matera, la parrocchia che lo ha accolto da un anno dopo il rientro da Roma dove rivestiva l’incarico di economo della Cei. Più di due ore la messa solenne in un generale clima di entusiasmo. Con grande stupore dei presenti l’arrivo di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana e delle tante autorità che hanno voluto testimoniare con la loro presenza la stima per monsignor Pennacchio.

Alla cerimonia monsignor Luigi Conti, amministratore apostolico di Fermo che dopo 11 anni lascia l’arcidiocesi per sopraggiunti limiti di età, e monsignor Salvatore Ligorio, arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Tanti i vescovi giunti dalle Marche ma anche dalla Puglia, dalla Calabria, dal Lazio e dalla Toscana. Momenti di commozione per monsignor Pennacchio e a più riprese durante i riti esplicativi dell’unzione con il sacro crisma, la consegna della mitria, del pastorale e dell’anello.

Infine, dopo il cerimoniale, i saluti da monsignore in cui è riuscito a strappare qualche sorriso alla platea di fedeli. «Cari amici – ha esordito monsignor Pennacchio – sono stato battezzato il giorno dopo la mia nascita e passata una settimana mi portarono all’Istituto sacro cuore dove mia mamma ha lavorato per sostentamento della famiglia. Una suora disse, questo bambino lo offriamo al Signore. Mia madre sorrise con un ‘...ah ah’. Suscitando lo stupore dell’altra madre. In famiglia c’era già un sacerdote, mio zio don Nicola. Pensava che il tributo alla causa fosse stato già versato. La superiore non sapeva che alla lunga avrebbe avuto ragione. Da quel momento è stato un susseguirsi di emozioni. Ho sperimentato nella mia umanità anche tante esperienze negative. Ho sentito sempre viva e presente la grazia del Signore. Ringrazio i miei genitori e mia sorella che mi hanno accudito in un clima di serenità e di allegria».

Nel corso del suo racconto ha parlato della carriera lavorativa, già a 20 anni, dell’esperienza nell’Azione Cattolica, della formazione in famiglia, dei sacerdoti a lui cari, del periodo in seminario e dei 5 anni da economo alla Cei. «Il Signore mi ha lavorato poco a poco per il progetto che aveva su di me – ha affermato –, ma più mi impegnavo nel lavoro più s’illuminava sulla mia strada la figura del sacerdote».

A chiudere il discorso di Pennacchio, che oggi celebrerà a Matera la sua prima messa da monsignore, le parole per la Chiesa di Fermo che sabato lo accoglierà con la cerimonia di insediamento. «Carissimi amici. Vi chiedo di accogliermi con amicizia. Il mio grazie va a monsignor Luigi Conti – chiude –, vi chiedo di sostenermi con la preghiera perché possa essere sempre di più il vostro padre pastore e amico».