Osimo (Ancona), 4 gennaio 2025 – Non usa mezzi termini per descrivere quello che sta accadendo a suo figlio e di conseguenza a lei, mamma disperata dopo anni di impegno per garantirgli un presente degno di essere vissuto e un futuro migliore. “È una situazione che ci sta mettendo a dura prova, ma è davvero difficile andare avanti così. Nessuno ci aiuta, nonostante gli appelli che ho inoltrato ai servizi sociali e all’Ast (Azienda sanitaria territoriale). In pratica, è come se fossimo agli arresti domiciliari, io e mio figlio. Ho telefonato e bussato ovunque, ma nulla, è un continuo rimpallo, un’attesa infinita. Non mi resta che chiamare i carabinieri”.
Ad affermarlo è Rita Lisandrelli, 77enne di Osimo, residente in una palazzina di via Alcide De Gasperi. Con lei vive il figlio, portatore di handicap dalla nascita, Michele Frezzotti, 52 anni. Per loro esattamente da aprile scorso il mondo è come se si fosse fermato. È stato in quel periodo, infatti, che il servoscala che serviva al trasporto della carrozzina di Frezzotti si è rotto. “Era arrugginito, usurato dal tempo”, specifica la donna. In pratica, grazie a esso il 52enne riusciva a uscire di casa e a superare quei sei gradini che permettono di uscire dal suo condominio e da lì salire nel pulmino che lo porta da anni ormai al centro diurno Fontemagna. Lo frequenta da quando è stato aperto. Sono solo sei scalini, ma che rappresentano una montagna insormontabile per un disabile. La struttura si trova tuttora montata lungo le scale di accesso al condominio, ma non è utilizzabile.
“Per noi dal momento della rottura è iniziato il calvario – continua la donna –. Ho chiamato insistentemente l’Ast, che alla fine, nei primi giorni di settembre, ci ha raggiunto a casa. L’ufficio ortopedia ci ha mandato quello che in gergo si chiama cingolato (che adesso giace inutilizzato a casa nostra), ma una volta installato, si sono accorti che non è compatibile con la carrozzina ‘speciale’ di mio figlio. Non so se l’avrebbero dovuto sapere o meno. Al di là di questo, però, non si sono fatti più vivi”, dice. Tante, troppe, le chiamate. “Dall’altro fronte ho contattato più volte gli uffici dei servizi sociali del Comune di Osimo per avere un aiuto, ma mi hanno risposto soltanto per rimandare l’eventuale incontro. Ho fatto di tutto”.
Il cambio di amministrazione comunale con le amministrative di giugno e poi a dicembre le dimissioni del sindaco di Osimo, Francesco Pirani, non hanno di certo dato una mano a sbrogliare la situazione. La donna è vedova ed è aiutata dall’altro figlio, Andrea, per i servizi primari e per tutto quello di cui ha bisogno.
“Ci sentiamo soli e dimenticati – dice ancora –. Sarebbe impensabile trasportare Michele a braccio, tantomeno la carrozzina, sono troppo pesanti. Le abbiamo pensate tutte ma non è proprio possibile. La soluzione oltretutto è semplice, ma dipendiamo da altri che devono intervenire. Io so solo, ora, che è come se fossimo murati vivi”.