MARINA VERDENELLI
Cronaca

Fronte del porto, chiusa l’inchiesta. Rogo all’ex Tubimar, in tre a processo

Le accuse sono di violazione sulle norme di sicurezza e incendio colposo per le fiamme del settembre 2020. Andarono in fumo circa 20mila metri quadrati di capannone, occupato da più ditte attive al suo interno.

Ecco ciò. che resta del capannone all’ex Tubimar dopo il maxi incendio che si innescò nel settembre del 2020 tenendo in ansia tutta la città

Ecco ciò. che resta del capannone all’ex Tubimar dopo il maxi incendio che si innescò nel settembre del 2020 tenendo in ansia tutta la città

Violazione sulle norme di sicurezza e incendio colposo. In tre andranno a processo per il rogo che la notte tra il 15 e il 16 settembre del 2020 distrusse l’ex Tubimar, il complesso logistico più grande del porto di Ancona che si trovava nella zona industriale. Le fiamme furono devastanti e mandarono in cenere 20mila metri quadrati di capannone, occupato da più ditte attive al suo interno, svegliando l’intera città per quelle lingue di fuoco che illuminarono a giorno lo scalo dorico destando molta preoccupazione. Il rinvio a giudizio per tre dei quattro iniziali indagati (uno nel frattempo è deceduto prima che la Procura arrivasse a chiederne il processo) è stato deciso ieri dalla giudice Francesca De Palma nel corso dell’udienza preliminare. Andranno a processo, come chiesto dai pubblici ministeri Serena Bizzarri e Marco Pucilli, l’amministratore delegato e institore dell’epoca (gestore per conto della proprietà) della Frittelli Maritime Group Spa, 77 anni, di Numana, con l’accusa di incendio colposo (doveva garantire l’attuazione delle norme di sicurezza e antifortunistiche), la presidente del Cda della Adriatica Service Enterprise Srl (Ase) di allora, 46 anni, anconetana, e l’amministratrice unica della Cpn Srl, 47 anni, anconetana anche lei. Tutte aziende che operavano dentro il maxi capannone all’ex Tubimar. Le ultime due imputate sono accusate di omissione colposa di cautele o difese che avrebbero dovuto attuare per impedire disastri quali un incendio. Le attività dove operavano avrebbero avuto "dotazioni inadeguate di sistemi di sicurezza antincendio e carenti".

Il processo per tutti, difesi dagli avvocati Alessandro Scaloni, Riccardo Leonardi e Flavio Barigelletti, inizierà il 5 febbraio prossimo davanti alla giudice Maria Elena Cola. Stando alla Procura, dove una perizia non è riuscita a stabilire le cause dell’incendio (aveva escluso il dolo) ma ne aveva individuato le origini all’interno del capannone della Frittelli, "una fiammata si trasformava rapidamente a causa del materiale altamente infiammabile presente al suo interno e in quantità superiori a quelle consentite" come 48mila chili di carta e 11mila chili di plastica quando i documenti di valutazione dei rischi ne aveva autorizzati solo 5mila chili per tipologia. Anche negli altri capannoni la merce stoccata avrebbe superato i limiti consentiti. Si sono costituiti parte civile l’Autorità Portuale che chiede un risarcimento di 22 milioni di euro, la Ase spa che ne chiede 13 milioni e la società proprietaria dell’impianto fotovoltaico che ne chiede oltre 15 milioni.