
Haber porta in scena il mal di vivere
Capolavoro della letteratura del Novecento, romanzo antesignano di respiro potentemente europeo, ironico e di affascinante complessità. "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo celebra nel 2023 i cent’anni dalla pubblicazione. E ora sbarca sulle scene con un interprete d’eccezione come Alessandro Haber, protagonista dello spettacolo in programma da domani (ore 20.45) a domenica al Teatro delle Muse di Ancona. La regia è di Paolo Valerio, che firma anche l’adattamento insieme a Monica Codena.
‘La coscienza di Zeno’ possiede anche una propria vivace teatralità, per la sperimentazione di una scrittura innovativa e per il suo essere dominata dalla coinvolgente, complessa e attualissima figura di Zeno Cosini. Il romanzo infatti sgorga dagli appunti del protagonista che si sottopone alle cure dello psicanalista Dottor S cercando, per quella via, di risolvere il suo mal di vivere, la sua nevrosi e incapacità di sentirsi in sintonia con il mondo e con la realtà.
Il suo percepirsi inetto e malato, ed i suoi ostinati - ma mai del tutto convinti - tentativi di cambiare e guarire, portano Zeno ad attraversare l’esistenza intrecciando sorprendentemente quotidianità borghese ad episodi surreali ricchi di humour e di verità, e a illuminazioni che possiedono una forza che ancora ci scuote. ‘La coscienza di Zeno’ è stata sempre interpretata da grandi attori, come Renzo Montagnani, Giulio Bosetti e Alberto Lionello, che fu anche protagonista dello sceneggiato Rai e, nella successiva edizione televisiva, Johnny Dorelli.
"Ho affrontato questo lavoro privilegiando fortemente la narrazione di Svevo - ha scritto Paolo Valerio -. Ho voluto racchiudere in questa esperienza teatrale alcune pagine che trovo straordinarie, indimenticabili, costruendo un altro Zeno accanto all’Io narrante. Quindi Zeno si racconta e si rivive attraverso il corpo di un altro attore. Zeno ci rivela l’inciampo, l’umanità. E anche il personaggio di Haber s’intreccia a questa inettitudine e talvolta, durante lo spettacolo, si sovrappone l’uomo all’attore, per sottolineare ‘l’originalità della vita’. Zeno ci appartiene, racconta di noi, della nostra fragilità, della nostra ingannevole coscienza, della voce che ci parla e che nessuno sente e che ci suggerisce la vita".
Valerio ha voluto "restituire la dimensione surreale, ironica e talvolta bugiarda di Zeno, immersa nell’atmosfera della sua Trieste e di tutti gli straordinari personaggi che la vivono. Un immaginario il cui respiro cerebrale dialoga con il mondo dell’arte, con la psicoanalisi".