
di Raimondo Montesi
Quale cantante poteva portare sul palco un’orchestra di 50 elementi e un toro meccanico? Domanda difficile, forse, perché ad Achille Lauro si potrebbe associare la trovata taurina, ma difficilmente un’orchestra, quella della Magna Grecia diretta da Piero Romano. Una cosa è certa: quello di stasera (ore 21.30) in piazza Boccolino a Osimo non sarà solo un concerto, ma un grandissimo show che cercherà di essere all’altezza dell’ambizioso titolo del tour: "Achille Lauro Superstar Electric Orchestra".
Lauro, dopo 19 concerti può fare un primo bilancio?
"E’ stato tutto molto bello, al di sopra delle mie aspettative. Questo è uno spettacolo completo, di alto livello. La presenza di questa prestigiosa orchestra si percepisce, così come l’energia e il feeling che si creano sul palco".
Dopo due anni senza live cominciava a ‘soffrire’?
"Sul palcoscenico mi trovo a mio agio. C’è il rapporto con il pubblico, ma cantare dal vivo è anche il mio lavoro. Dopo tutti i dischi fatti, dopo Sanremo, ne avevo bisogno. In realtà a me piace anche scrivere canzoni in solitudine, magari solo con la chitarra. ‘C’est la vie’ addirittura è nata senza musica. Era una poesia".
Ma dove coglie l’ispirazione per le sue canzoni?
"Le canzoni arrivano, perché sono nell’aria".
E un mega show dal grande impatto visivo non rischia di metterle in secondo piano?
"No, la musica è sempre centralissima. Per le canzoni più introspettive lo ‘show’ conta poco. Ma altre mi piace costruirle come se fossero un musical. Io sono cresciuto con i musical. Sono anche fratello di un artista. Sì, al centro di tutto c’è la musica, non costruirsi un’immagine".
Il riferimento al musical potrebbe far pensare a Renato Zero...
"Ognuno di noi raccoglie quello che gli piace, e ne fa un ‘frullato’ che contribuisce a definire la propria identità. Ma poi è giusto fare cose diverse, magari esponendosi alle critiche. Non puoi piacere a tutti".
‘Changes’, cantava David Bowie.
"Lui è un’icona. Io ho ripescato più volte il glam rock. Sono sempre pronto a un’evoluzione, come dimostrano i miei dischi, ispirati tanto al rock del 1969, ad esempio, quanto alla dance degli anni ‘90. Mi piace il cambiamento".
E se un fan le dicesse: "Sanremo non è il tuo mondo", cosa risponderebbe?
"L’importante è fare quello che piace a te, non quello che pensi possa piacere al pubblico. E’ il concetto stesso di libertà. Andare a Sanremo con gonna e parrucca per me è come Sid Vicious che canta ‘My way’".