"Fin da piccolo sapevo che sarei stato diverso. Mi vergogno di alcune cose che ho fatto in passato, non c’era nessuno che mi diceva cosa era giusto e cosa sbagliato. Ogni cosa era per me una sfida, una sfida verso il mondo degli adulti. Don Claudio (Burgio, fondatore della comunità Kayros) invece mi ha dato la possibilità di capire cosa volevo fare e di farlo: la musica. Mi ha appoggiato". Sono alcune delle parole pronunciate da Baby Gang, trapper che lunedì ha incontrato 600 ragazzi delle scuole di Pesaro, molti dei quali provenienti dal liceo Marconi. Figlio di genitori immigrati dal Marocco, Zaccaria Mouhib è nato a Lecco nel 2001. Si è raccontato ai giovani parlando di un’infanzia difficile, segnata dalla povertà e da giornate trascorse in strada (nell’intervista dell’altra sera alle Iene, per citare un episodio, ha spiegato di aver mangiato "pane e melone" dai bidoni dell’immondizia, ndr). Per arrivare ai lunghi periodi di detenzione in carcere, gli arresti, le controversie con la giustizia (e si pensi ad una delle recenti condanne – novembre 2023 – a cinque anni e due mesi, poi ridotta a due anni e nove mesi, per una sparatoria avvenuta in Corso Como, a Milano, nel luglio 2022) o le esperienze nelle case famiglia. Fino a quando non è prevalsa la voglia di riscatto e di trovarsi una strada nella scena musicale italiana: "Quando ero piccolo, avevo 12 anni, non avevo un posto dove dormire. Dormivo di giorno, per paura di addormentarmi di notte, quando gli altri bambini della mia età andavano a scuola", ha aggiunto.
"La musica mi ha fatto capire che ho una voce, e questa voce la voglio usare. E per quel che posso, voglio aiutare i ragazzi che come me hanno affrontato un percorso difficile – il pensiero di Baby Gang –. In questi mesi ho lavorato con tanta gente che mi sta supportando, non è facile fidarsi, ho passato più tempo in prigione nella mia vita che fuori, in questi anni non ho capito nulla. Mi hanno messo in delle celle e mi hanno detto che dovevo stare lì, 24 ore su 24, senza sapere quando sarei potuto uscire. Ma la vita cambia quando trovi il tuo scopo".
Un tentativo di smarcarsi da un passato tormentato. Lo ha fatto macinando ascolti, salendo in vetta alle classifiche. L’anno scorso è stato persino decretato il rapper italiano più ascoltato all’estero su Spotify. Ha già collaborato con i più grandi artisti della scena urban nazionale, da Fabri Fibra e Marracash a Jake La Furia e Gué Pequeno, passando per Sfera, Geolier, Blanco e Lazza, per citarne alcuni. Ha pubblicato tre album: l’ultimo è "L’Angelo del Male", già certificato oro. Nei suoi testi, dai contenuti decisamente espliciti, come anche foto e video che accompagnano le produzioni, è descritta la storia cruda di un 23enne che ha lottato e sofferto, prima di arrivare alla rivincita e al successo. Tanto fenomeno per gli streaming, quanto discusso e controverso per i messaggi che veicola.
Dopo il "banco di prova" – dice – delle date all’estero, ora è "pronto per i palazzetti". E inizierà proprio da Ancona la sua ‘Fine del mondo tour’, giovedì 12 dicembre al PalaPrometeo. Poi toccherà al Forum di Assago di Milano (il 14) e all’Inalpi Arena di Torino (il 21). Aperte le prevendite, validi i biglietti acquistati in aprile prima del rinvio dei concerti. Comunque andrà, Baby Gang continua a far discutere.