Il leitmotiv di Mauro Ermanno Giovanardi, direttore artistico del festival "La mia Generazione" è il seguente: nonostante il titolo, ‘La Mia Generazione Festival’ non vuole e non deve essere un evento nostalgico, proiettato nel passato, seppur aureo, del rock indie nostrano. "Non siamo qui per dire ‘come eravamo fighi’ – spiega il direttore artistico della rassegna – Vogliamo portare qui i nostri figli legittimi. D’altronde l’ultimo album di Motta, ‘Prima o poi ci passerà’, è stato prodotto da Riccardo Sinigallia, mentre quello di Lucio Corsi da Francesco Bianconi dei Baustelle. Vasco Brondi si ispira alle sue Luci della Centrale Elettrica, ma è anche una specie di nuovo Giovanni Lindo Ferretti".
E Mauro Ermanno Giovanardi cosa farà quest’anno, dopo la reunion dei La Crus del 2019?
"Niente. Quello dello scorso anno è stato un evento speciale per il festival. Ma credo che un direttore artistico non debba fare nulla, ma dare spazio agli altri. E’ giusto così".
Cosa è cambiato da allora?
"I posti sono limitati, a causa del virus, ma c’è l’innovazione dello streaming e della diretta televisiva, oltre ai maxischermi. E’ un bel modo per far circolare il nome del festival a livello nazionale, un’opportunità per farlo crescere".
Però molti potrebbero pensare che questa sia la normalità del festival, che invece sarebbe molto più ricco senza il maledetto Covid-19...
"Chi è lontano non sarebbe venuto comunque. Io dico che nella sfortuna, nella situazione-limite in cui ci siamo ritrovati, ci siamo dovuti inventare cose nuove. Io avevo finito il cartellone a gennaio. Poi ho dovuto rifarlo un sacco di volte".
Possiamo farle un rimprovero? Non ci sono donne...
"E’ il mio unico cruccio. Ma nel piano originale di gennaio un’intera giornata, venerdì, era dedicata alle donne. Poi, chi per un motivo chi per un altro tutte mi hanno detto no: Carmen Consoli, che sarebbe stata accompagnata da un quartetto d’archi, Levante, La Rappresentante di Lista. Nessuna di loro ha però fornito il virus come motivo del rifiuto. Tutte erano impegnate. Diciamo che io sono stato galante, e loro mi hanno dato il due di picche. Peccato, anche perché già normalmente le donne fanno un terzo della musica che fanno i maschi".
Anche loro sono figlie legittime degli anni Novanta?
"Sì, una come Levante, ad esempio, culturalmente viene da quel periodo. Come Motta, o Lucio Corsi. Lei aveva degli impegni professionali ben precisi".
Sarà per il 2021...
"Sì, e speriamo che per il prossimo festival tutto questo sarà finito. Di positivo però c’è il fatto che ho dovuto imparare cose nuove. Ad esempio come si fa una diretta televisiva. Però lo confesso: molte volte sono stato lì lì per rinunciare al festival. Ma l’assessore Paolo Marasca l’ha voluto a tutti i costi. Ogni volta che ero abbattuto mi tirava su di morale. Ah, ma le donne... Sì, la loro assenza è il mio unico vero cruccio".
Non ce n’erano altre ‘libere’? "Non posso invitare qualsiasi cantante o musicista. Alla base della presenza al festival ci deve essere un una coerenza, un concetto di base, un filo rosso da seguire".
Raimondo Montesi