NICHOLAS MASETTI
Cronaca

Piccole imprese e investimenti: "Marche, va rifinanziata la legge"

Moira Amaranti di Confartigianato: accolte solo 114 domande su 684. "E serve la decontribuzione"

L’analisi di Moira Amaranti, da meno di due mesi presidente di Confartigianato delle Marche

L’analisi di Moira Amaranti, da meno di due mesi presidente di Confartigianato delle Marche

"Più bandi per le piccole e medie imprese. Dobbiamo salvaguardare il pil sociale della regione". Moira Amaranti, presidente di Confartigianato Marche, chiede coesione tra associazioni, enti e politica in un momento non semplice per la manifattura. "Le imprese devono ritrovare fiducia – dice –. Non c’è tempo da perdere, bisogna costruire un contesto favorevole". Presidente Amaranti, le piccole e medie imprese sono il dna del tessuto economico marchigiano, ma sono pesantemente colpite dalla crisi. Che cosa si può (e si deve) fare?

"Il territorio al 99% è composto da micro e piccole imprese. Oggi il costo del denaro, i prezzi dell’energia, i bassi consumi e una forte contrazione della domanda le stanno mettendo a dura prova. Per prima cosa, quindi, dobbiamo salvaguardare ciò che abbiamo. Servono interventi urgenti e la proroga della cassa integrazione è uno di questi. Per ora è fino al termine del mese, ma speriamo possa arrivare almeno fino al 30 giugno, perché dopo il primo semestre potrebbe esserci una piccola ripresa. E servono sostegni alla nostra portata, come i bandi, per dare più competitività e possibilità di penetrare nei nuovi mercati. Ma per fare ciò serve terreno fertile: bisogna investire in infrastrutture. Le Marche devono essere connesse ai mercati internazionali. Porto, interporto e aeroporto devono permetterci di posizionarci in tutte le catene logistiche. Bisogna bloccare il flusso di ricchezza che potrebbe arrivare dai nuovi mercati, ad esempio anche dai Balcani".

Quanto ai bandi – come rileva proprio Confartigianato –, per quello sull’artigianato sono state ammesse 684 domande, ma soltanto 114 finanziate. È un problema di burocrazia? Che tipi di incentivi servono?

"I bandi devono essere sempre più specifici per il nostro tessuto economico, tarati sulle nostre potenzialità. Ma vanno semplificati in termini di accesso, rendicontazione e liquidazione dei contributi. Per questo chiediamo che sia rifinanziato il bando sull’artigianato, che vede ancora sospese 570 domande. Bisogna però riconoscere che la Regione si sta dimostrando molto attenta. Basti dire che 1.200 piccole imprese delle Marche hanno partecipato ai bandi per investimenti in ammodernamento e innovazioni tecnologiche per mantenere e creare nuova occupazione. Il carico fiscale delle imprese deve essere alleggerito. Serve decontribuzione del costo del lavoro, del 30%, non solo per il settore della moda, ma per tutta la manifattura marchigiana. La nostra filiera resiste, ma deve essere aiutata". Made in Marche e made in Italy vanno ancora bene sui mercati esteri?

"Ci sono tanti nuovi mercati da esplorare, anche l’Africa. Ma prima dobbiamo salvaguardare ciò che abbiamo. Non dobbiamo perdere pezzi. Il made in Marche è una nostra etichetta qualificante di alta manifattura, riconosciuta ovunque. E questo grazie alle nostre imprese: un prodotto di qualità nel mondo". Nonostante università e Its, la formazione di manodopera e artigiani scarseggia, tanto che alcune aziende, come Tod’s e Santoni, hanno creato accademie interne per avere del personale ad hoc.

"Siamo fortunati ad avere realtà che creano competenze ad hoc grazie alle accademie. Il vero problema, però, è a monte: intraprendere il lavoro manifatturiero, dei servizi, a volte dai giovani è visto come squalificante. Un retaggio culturale che bisogna abbattere. Le nostre aziende sono internazionali, investono, sono vive e piene di rapporti umani. Questo patrimonio del saper fare è quindi da difendere per dare un futuro ai giovani".