REDAZIONE ANCONA

Più che le filiali a Bper pesano i due centri direzionali di Jesi

Ci saranno probabilmente almeno una ventina di filiali Ubi in provincia che si trasformeranno, entro la fine dell’anno, in Bper (che diventerà la seconda banca in regione). Con esse i clienti, parte dei quali vengono dall’esperienza con Banca Marche e sono già al secondo passaggio in poco più di tre anni. Dunque a breve, probabilmente già a settembre il tavolo della trattativa sindacale e del confronto (anche con le istituzioni) si sposterà sul tavolo dell’istituto di credito dell’Emilia Romagna. Dopo la fusione e al netto delle cessioni alla Bper, Intesa San Paolo avrà circa 300 filiali: salirà da una quota di mercato del 13% a una del 29.

Saranno probabilmente 85 le filiali Ubi, per lo più nelle province di Ancona, Pesaro e Macerata (dove la presenza era massiccia con Banca Marche) andranno alla Banca popolare dell’Emilia Romagna. Il numero uno di Intesa San Paolo Carlo Messina ha infatti individuato in Bper il soggetto a cui cedere i 532 sportelli in eccesso di Ubi, come richiesto dall’Antitrust. Tra queste non dovrebbero esserci quelli che erano i due centri direzionali di Jesi (l’Esagono ex cuore pulsante di Ubi e Fontedamo, ex quartier generale di Banca Marche) che dovrebbero restare a Intesa che parla di "nuove attività da insediare in questi spazi".

Molte filiali, considerato anche il fatto che l’home banking sta prendendo sempre più campo, cambieranno probabilmente forma nel prossimo futuro: saranno per lo più presidi molto digitalizzati con poco personale, utili per lo più alle consulenze finanziarie. Un’operazione di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse umane già avviata da Ubi è attesa anche con la nuova banca che conquista una fetta molto importante del credito delle Marche. Intesa oggi è il secondo gruppo europeo per patrimonializzazione di borsa e si estende in Regione in una fase economica e sociale non certo facile.

sa.fe.