
Rock elettronico e grandi voci . Ecco "Unnatural Self" di Tarsi
Si intitola "Opium" il nuovo singolo del musicista e compositore Paolo Tarsi. È il brano che anticipa l’album "Unnatural Self", atteso per il 6 maggio, pubblicato da Anitya Records. Ancora una volta impressiona la schiera di colleghi illustri che Tarsi è riuscito a mettere insieme. Il brano è impreziosito dalle collaborazioni con Blaine L. Reininger (Tuxedomoon) e John Helliwell (Supertramp, Pink Floyd), senza contare un produttore come Steve Lyon (The Cure). Gli otto brani del disco sono interpretati da Andy Wickett (Duran Duran), Steve Hovington (B-Movie), Andrew Evans (Birmingham Electric), Eugene, Marc Lewis (The Snake Corps) e il già citato Reininger. Nel vinile suonano musicisti del calibro di Livio Magnini (chitarrista dei Bluvertigo), Franco Caforio (batterista dei Litfiba), Alessandro Gerbi (batterista di Csi, Vidia e Diaframma), Fulvio Muzio (chitarrista dei Decibel), Chris Haskett (chitarrista di David Bowie, Rollins Band e Tool) a cui si aggiungono in un cd i remix curati da Malcolm Holmes (Orchestral Manoeuvres In The Dark), Steve Lyon, e versioni alternative cui partecipano Fernando Abrantes (ex Kraftwerk), Kenny Hyslop (batterista di Simple Minds e Midge Ure) e Andrea Tich. "Unnatural Self" è un disco dalle sfumature a tratti scure e viscerali, ora leggere, quasi eteree. I testi parlano di sviluppo tecnologico e fragilità della natura, guerra e salvaguardia dell’ambiente. Un album di rock elettronico dal sound affascinante e immediato, dietro al quale si cela una grande attenzione per il minimo dettaglio e una cura infinita per ogni sfumatura testuale e sonora. "Il periodo pandemico ha coinciso per me con un momento di forte riflessione in cui ho cercato di capire che cosa sia davvero a non farci respirare – racconta Tarsi –. Il mio ultimo Ep, che vedeva la partecipazione di Percy Jones, bassista dei Brand X e dei Soft Machine, nasceva durante le costrizioni legate alla pandemia. Dopo quel lavoro intitolato I Can’t Breathe, ho sentito la necessità di ampliare il mio messaggio, ho così iniziato a scrivere personalmente oltre le musiche anche i testi delle canzoni per mettere maggiormente a fuoco la realtà che mi circondava". Il risultato? Un disco in cui immergersi per lasciarsi trasportare da canzoni colme di guizzi elettronici, tra synth-pop, rock e avant-garde, con richiami a post-punk e new wave, capaci di fare affiorare in un contesto attuale i mondi sommersi e delle risonanze ricche da scoprire.
Raimondo Montesi