
Un carabiniere del Noe di Ancona insieme al collega dell'Arpam alla discarica abusiva
Ancona, 29 aprile 2025 — I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Ancona, in collaborazione con quelli del Comando Provinciale dorico e della Stazione di Osimo, oltre ai colleghi di Brescia, Bologna, Perugia, Bari e al personale dell’Agenzia regionale protezione ambiente Marche, hanno eseguito questa mattina ad Agugliano un sequestro probatorio con preventivo d’urgenza verso un impianto abusivo di gestione dei rifiuti, con dimensione di circa 35 mila metri quadrati, dove erano gestiti circa 60 mila metri cubi di rifiuti.
Il sequestro
I provvedimenti sono stati disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Ancona a carico di sei persone coinvolte a vario titolo nel reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti costituiti da sfalci e potature, che derivavano dalla manutenzione del verde pubblico e privato, misti ad altre tipologie di rifiuti come plastica, ferro, sabbia, inerti da demolizioni e da attività edili, oltre a rifiuti provenienti dalla pulizia del litorale marchigiano.
Tutte condotte per le quali la Procura ha ipotizzato il reato di realizzazione di una discarica abusiva.
Reati ambientali ed edilizi
Perquisizioni anche nelle provincie di Ancona, Rimini, Mantova, Modena, Ravenna e Foggia.
Le condotte contestate, oltre a violazioni in materia ambientale, avrebbero riguardato anche illeciti in materia edilizia e paesaggistica trattandosi di area sottoposta a vincolo.
Inoltre, reati contro la pubblica amministrazione, in particolare per frode nelle pubbliche forniture, truffa ai danni della Pubblica Amministrazione e falsità ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale, avrebbero visto coinvolti anche dipendenti di enti locali.
La ricostruzione delle indagini
Secondo l’accusa, ad un altissimo numero di imprenditori del settore della manutenzione del verde veniva garantito il conferimento di rifiuti vegetali e non, senza alcun controllo e a prezzi decisamente inferiori rispetto ai canali leciti.
Tali rifiuti venivano poi sottoposti a triturazione e cippatura ed erano destinati a centrali per la produzione di energia elettrica a biomassa o alla filiera dell’ammendante compostato verde, in assenza di titoli autorizzativi.
Impatto sull'ambiente e azioni illegali
Inoltre, l’area era stata adibita allo stoccaggio di 5 mila tonnellate di rifiuti provenienti dalle attività di pulizia dei litorali marchigiani, consistenti in legname, plastica ed altro materiale di origine antropica, oltre alla sabbia sottratta dalla fascia costiera di provenienza, senza eseguire una preliminare operazione di separazione e vagliatura, risparmiando in tal modo sul conferimento presso discariche o siti autorizzati.