
La lapidazione virtuale è approdata anche su Telegram
Ancona, 6 settembre 2019 - Nessuna Samara Challenge tormenta il web della provincia dorica - come avvenuto nei giorni scorsi a Civitanova - dove dall’inizio dell’estate però sta esplodendo una nuova moda di lapidazione virtuale delle vittime. E’ lo 'smerding revolution' diffuso tramite Telegram, la chat social simile a WhatsApp, dove si crea un canale condiviso da un numero elevato di utenti che fanno gruppo e prendono di mira una vittima con continue umiliazioni. «Sono arrivate diverse denunce e due casi riguardano proprio Ancona – rivela Cinzia Grucci, dirigente del compartimento di Polizia Postale e Comunicazione delle Marche – sono una donna e un ragazzo caduti in questo nuovo fenomeno che è molto simile al bullismo ma riguarda anche gli adulti. Entrambi si sono ritrovati dentro un canale Telegram dove sono stati sbeffeggiati, dove hanno utilizzato foto loro modificate per farli apparire persone senza alcun tipo di morale, persone stupide che parlano di cose stupide, insomma per denigrarli con ogni mezzo. Ci sono indagini in corso».
Le vittime si sono trovate con foto con le loro facce ma il corpo di altri, a volte anche nudi o in atteggiamenti intimi dove si incorre nel reato di revenge porn. Spesso sono ex partner a creare questi canali per una vendetta contro chi lo ha lasciato oppure amici invidiosi che decidono di colpire chi non gli va a genio. «Il fenomeno è molto diffuso tra i minorenni – dai 13 anni della terza media fino ai 16 anni. Gli adulti si fermano ad età sotto i 60 anni. Creano nomi di fantasia, a volte si spacciano per le stesse ignare vittime e creano questi canali dove confluiscono molti utenti che vedono e rispondono a quello che viene scritto alimentando la lapidazione virtuale contro chi è sotto tiro in quel momento. Chi decide poi di lasciare il canale spesso viene anche minacciato, lui i suoi cari, quindi è anche difficile interrompere questo «smerding»».
Il meccanismo è simile a quello di una setta che lega il pubblico che assiste giornalmente alla tortura via chat della vittima designata. «C’è anche chi mette a disposizione degli spazi per pubblicizzare questo fenomeno – continua Grucci – probabilmente anche a pagamento. Suggeriscono proprio «vuoi smerdare qualcuno» indicando come fare. La vittima può anche non accorgersi subito».