REDAZIONE ANCONA

Studio di due studentesse sulla mobilità: i risultati

Due giovani analizzano la mobilità e la sicurezza stradale a Jesi. La maggioranza non conosce il progetto Città 30. L'Italia è considerata arretrata nella sicurezza stradale. La macchina è il mezzo di trasporto principale. Criticità evidenziate includono incidenti stradali e l'assalto dei genitori alle scuole in auto. Necessità di migliorare il trasporto pubblico.

Studio di due studentesse sulla mobilità: i risultati

"Hai mai sentito parlare di progetto città 30?". L’83,3% degli intervistati risponde "no" e solo il 16,7% sì. E’ solo uno dei dati immersi dal questionario elaborato da Valentina Romano e Chahat Kumar, due ragazze di 18 e 17 anni che stanno facendo un progetto di alternanza scuola-lavoro alla Cisl. Il loro è un progetto che analizza la mobilità e la sicurezza stradale sul nostro territorio. Tra le domande rivolte ai residenti in Vallesina: ‘Pensi che l’Italia sia arretrata rispetto al resto dei paesi europei per la sicurezza di suoi cittadini?’ "Il 77,8% ha risposto sì e solo il 29,2". Sull’utilizzo del mezzo di trasporto "principalmente per spostarsi usa la macchina l’83,3% degli intervistati". Le due giovani hanno analizzato anche i dati dei decessi sulla strada e infortuni in itinere come evidenziano Danilo Capogrossi e Giovanni Giovannelli, responsabile Cisl. Tra le criticità analizzate anche sentendo Anteas, l’assalto dei genitori con le auto alle scuole nel momento di ingresso ed uscita nei plessi dei loro figli. E la necessità di rivedere il trasporto pubblico.