Ucciso con due colpi di abat jour alla testa

Due colpi alla testa ma la morte non sarebbe stata immediata. Le lesioni riportate da Fausto Baldoni sarebbero compatibili con una lampada al sale dell’Himalaya che si trovava in casa al momento del ritrovamento del cadavere. L’uomo sarebbe stato quindi colpito e poi sarebbe caduto battendo di nuovo la testa. Riscontrati altri ematomi inferiori ma nessun altro segno sul resto del corpo che possa indicare una colluttazione. La morte sarebbe sopraggiunta per una grave lesione cerebrale. E’ quanto trapela dall’autopsia eseguita ieri mattina, sul corpo del 63enne fabrianese, dal medico legale Mauro Pesaresi. Né la famiglia del defunto, rappresentata dall’avvocato Angelo Franceschetti, né la difesa di Alessandra Galea, con l’avvocato Franco Libori del foro di Perugia, hanno nominato periti di parte per partecipare all’accertamento disposto dalla procura. Il fascicolo è passato in mano ai pubblici ministeri Ruggiero Dicuonzo e Valentina Bavai. L’esame autoptico è iniziato alle 10. Baldoni sabato sera era stato trovato in una pozza di sangue, lungo un corridoio vicino alla camera da letto. Era in canottiera e slip. Un vicino di casa lo avrebbe visto uscire molto presto quella mattina per poi fare rientro a casa. E’ da accertare però se la sua testimonianza sia credibile. Nella palazzina quella mattina si sono sentite delle urla provenire dall’appartamento di Baldoni ma nessuno ci avrebbe badato più di tanto perché i litigi tra Galea e l’uomo era soventi. Spesso dettati da motivi economici. Era l’uomo, stando ai suoi familiari, che provvedeva economicamente a tutto perché la donna non lavorava.