REDAZIONE ANCONA

Genga chiama Ancona. "Ora ridateci l’antica Venere di Frasassi"

Rinvenuta all’interno di una vastissima gola delle grotte, è esposta al museo Archeologico di Ancona. Ma da Genga arriva questo appello

La 'Venere di Frasassi' rinvenuta nel 2007 ed esposta al Museo aecheologico di Ancona

Genga (Ancona), 29 novembre 2019 - Riportare al più presto e in modo permanente a Genga la 'Venere di Frasassi', la statuina di meno di nove centimetri di altezza rinvenuta nel 2007 dallo speleologo Sandro Polsinetti all'interno di una delle cavità della vastissima Gola ed esposta ad Ancona nel Museo archeologico regionale. È la proposta di Giancarlo Cappanera, uno degli scopritori nel 1971 delle Grotte di Frasassi come istruttore e caposquadra del gruppo speleologico marchigiano del Cai Ancona, che invoca il ritorno a casa della scultura probabilmente risalente ad oltre ventimila anni fa realizzata da mani umane su un frammento di stalattite.

"A molti amanti dei nostri splendidi luoghi - sostiene Cappanera - sembra giusto che l'opera invece di restare un reperto tra i tanti del museo anconetano, venga esposta nella sua sede naturale, ovvero il museo archeologico e speleo-paleontologico di Genga visitato dalla maggior parte dei quasi 300 mila turisti annui delle Grotte di Frasassi. Riposizionarla vicino alle Grotte, oggi in assoluto il sito turistico a pagamento più visitato delle Marche, significa valorizzarla per quanto merita e farla diventare nell’immaginario collettivo un attrattivo simbolo storico della regione. L’augurio quindi è che la Sovrintendenza e il Ministero favoriscano al più presto il trasferimento del prezioso reperto nell’ottica secondo cui, quando nulla osta seriamente, i rinvenimenti archeologici dopo gli opportuni restauri e gli studi conseguenti, ritornino per essere esposti al pubblico nei luoghi di riferimento. Del resto dopo oltre un decennio dal ritrovamento, è logico ipotizzare che gli indispensabili studi multidisciplinari siano terminati".

Poi l'affondo: "La 'Venere' non diventi oggetto di una querelle simile a quella, gestita burocraticamente, che ha riguardato i bronzi dorati ritrovati a Cartoceto, perché oggi nessuno può più ignorare la fondamentale importanza strategica per l’economia marchigiana assunta dal volano dell’offerta turistica di Genga". Più che ad una complessa assegnazione definitiva, il sindaco gengarino Marco Filipponi punta invece ad un ritorno temporaneo dell'antichissima scultura, eventualmente anche in diverse occasioni. "Stiamo lavorando - sostiene Filipponi - all'organizzazione di mostre ed iniziative culturali di richiamo: sarebbe l'ideale riuscire ad ottenere l'esposizione provvisoria della Venere in quei periodi per impreziosire gli eventi".

Il sindaci si dice pronto al dialogo istituzionale anche con i responsabili del museo dorico, da dove, sia pure a taccuini chiusi, filtra il messaggio che mai in passato si sono verificati forzature o contenziosi sull'assegnazione avvenuta una dozzina di anni or sono in maniera ritenuta del tutto regolare e pienamente trasparente. Si cita, infatti, l'articolo 90 del codice dei beni culturali e del paesaggio sulle scoperte fortuite che prevede l'intervento diretto della Sovrintendenza per la conservazione e valutazione del bene con la successiva decisione sulla destinazione da parte degli enti istituzionali, Ministero compreso.

Un caso che potrebbe divenire affine a quello infinito della contesa i Bronzi di Cartoceto tra Ancina e Pergola, visto che la statuina di Frasassi assume un forte valore artistico non solo per essere stata realizzata su una porzione di stalattite, ma anche perché si propone come una delle più antiche testimonianze della vena artistica dell'uomo e della presenza del genere umano sul territorio nell'era paleolitica. La scultura rinvenuta all'interno della “Grotta della Beata Vergine Infra Saxa”, misura 8,7 centimetri di altezza e 2,7 di larghezza con uno spessore di 3,6. Rappresenta una figura secondo lo stile tipico dei manufatti nel periodo paleolitico superiore (Gavettiano, tra 20 e 28 mila anni fa), ovvero soggetti dal corpo arrotondato simbolo di fecondità. Secondo studiosi e ricercatori viene ritratta una donna in stato di gravidanza.