Due anni di percosse e minacce dal compagno che in una occasione l’avrebbe anche violentata. Un periodo difficile per una donna di 50 anni, colombiana, che aveva iniziato la relazione dopo essere rimasta vedova. A chi la vedeva con il volto tumefatto aveva sempre una scusa pronta. "Ho aperto male lo sportello della cucina, ho sbattuto sull’armadio". L’uomo un giorno avrebbe alzato le mani anche sulla figlia e solo allora la vittima ha preso coraggio per denunciarlo e lasciare la casa di Jesi. Per la donna sarebbero poi iniziati gli atti persecutori: lui sarebbe piombato anche sotto casa di un’anziana che lei accudiva per tormentarla. L’imputato, 40 anni, anche lui colombiano, è finito a processo per stalking, lesioni aggravate, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Ieri il collegio penale presieduto dal giudice Roberto Evangelisti lo ha condannato a 9 anni e mezzo di reclusione. L’imputato, difeso dall’avvocato Nicoletta Pelinga, è stato assolto dal reato di stalking. L’episodio clou risale al 21 febbraio del 2024. Sotto casa dove lavorava la vittima si era presentato il 40enne. La figlia della donna, per prendere le difese della madre, sarebbe stata presa a schiaffi da lui. Prima era toccato alla 50enne prenderle. Il colombiano l’avrebbe sbattuta a terra facendola cadere su una panchina del cortile interno alla palazzina. La donna riportò 7 giorni di prognosi, stesso referto per la figlia con lesioni da percosse. Ha sempre respinto le accuse.
m. v.