CronacaTerremoto Marche 2016, tre anni dopo. Cosa è successo, il punto della situazione

Terremoto Marche 2016, tre anni dopo. Cosa è successo, il punto della situazione

Ventidue Comuni piceni del cratere ancora alle prese con tante difficoltà

Terremoto Marche 2016, le macerie di Arquata (foto LaBolognese)

Terremoto Marche 2016, le macerie di Arquata (foto LaBolognese)

Ascoli Piceno, 24 agosto 2019 - Oggi è il terzo anniversario del terremoto che ha sconvolto il centro Italia: una sequenza lunghissima che ha messo in ginocchio le aree interne di Marche, Lazio e Abruzzo. I numeri dell'emergenza e della ricostruzione sono impressionanti: abbiamo cercato di mettere insieme i più significativi.

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Le scosse. La sequenza sismica che per mesi ha squassato il centro Italia è iniziata alle 3,36 del 24 agosto 2016, con una scossa di magnitudo 6 che ha avuto l'epicentro tra Accumoli e Arquata. Quella notte sono morte 51 persone nell'Ascolano e 299 in tutta l'area colpita. Poi ci sono state le repliche del 26 e 30 ottobre, quest'ultima di magnitudo 6.5, che hanno coinvolto anche il Maceratese. Infine, l'altra scossa forte è stata quella del 18 gennaio 2017, di magnitudo 5.1. In totale, la sequenza sismica ha contato 65.500 repliche, di cui 3.500 di magnitudo superiore a 2.5 e otto con magnitudo superiore a 5.

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Il cratere. Sono stati 85 i Comuni ricompresi all'interno di quello che è stato definito 'cratere sismico', anche se i Comuni delle Marche che hanno avuto anche un solo danno dal sisma sono stati ben 163. Dopo la scossa di agosto, i Comuni del Piceno ricompresi nel cratere erano Arquata, Acquasanta, Montegallo, Montemonaco, Comunanza, Cossignano, Force, Montalto, Montedinove, Palmiano, Roccafluvione, Rotella e Venarotta. Dopo le scosse di ottobre sono stati inseriti Ascoli, Appignano, Castel di Lama, Castignano, Castorano, Colli del Tronto, Folignano, Maltignano e Offida. Quindi alla fine sono stati 22 su 33 i Comuni che sono stati inseriti nel cratere, a dimostrazione della forza con cui il terremoto ha colpito nella provincia più a sud delle Marche.

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L'emergenza. La prima emergenza da affrontare è stata quella della casa: tantissimi avevano perso la loro abitazione è così la scelta è stata quella delle Sae, soluzioni abitative d'emergenza. Le 'casette' che tanti problemi hanno avuto a reggere il clima montano e che sono state disponibili con tempi piuttosto lunghi, mentre nel frattempo gli sfollati venivano ospitati negli alberghi della costa. Il Comune con il maggior numero di aree Sae è Arquata (video): tra Borgo 1, 2 e 3 se ne contano 96, a cui si sommano le 26 di Pretare, le 16 di Piedilama, le 14 di Faete, le 33 di Spelonga e le 26 di Pescara. Montegallo ha avuto 34 casette tra Uscerno (5) e Balzo (29), mentre ad Acquasanta ne sono state sistemate 6 ad Arli, oltre alle 7 di Force.

La ricostruzione. Nel mare di ordinanze relative al post sisma, quattro fanno riferimento alla ricostruzione di case ed edifici produttivi: sono la numero 4 del 2016 per i danni lievi, la 9 e la 13 per la delocalizzazione e la ricostruzione di attività e immobili produttive, la 9 per i danni gravi. I numeri dell'Ufficio ricostruzione non sono confortanti né per la quantità di pratiche presentate né per quelle andate a buon fine: se si considera che in tutta la regione ci sono stati oltre 49mila edifici inagibili, appare subito chiaro come le 2.442 pratiche presentate all'Usr di Ascoli e Fermo siano troppo poche, sempre ragionando in percentuale, di quello che dovrebbero essere. Se poi si considera che solo 879, pari a poco più di un terzo del totale, sono arrivate a contributo, allora appare chiaro come il processo di ricostruzione sia ancora molto lontano dalla sua piena operatività.