PEPPE ERCOLI
Cronaca

Vendevano ricambi d’auto rubati, magazzini con migliaia di pezzi: tre denunciati

Perquisiti i depositi della zona industriale di Ascoli: c’erano airbag, cruscotti, sterzi prelevati da tutta Italia. La rivendita in un negozio, ma anche su siti web creati appositamente

Ascoli Piceno, 24 gennaio 2024 – Lo sviluppo di sinergie operative fra il Gruppo della Guardia di Finanza e la Polizia Stradale di Ascoli Piceno ha permesso l’individuazione di un sodalizio criminale italo polacco che commercializzava, sia sui canali tradizionali che sul web, pezzi di ricambio d’auto rubati.

Tre presunti responsabili sono stati denunciati per i reati di ricettazione, riciclaggio, contraffazione, frode nell’esercizio del commercio e omesse dichiarazioni in materia di Iva e imposte sul reddito. L’attenzione dei due reparti investigativi si era concentrata su alcuni magazzini della zona industriale di Ascoli all’interno dei quali, a seguito delle perquisizioni, coordinate dalla locale Procura, sono stati trovati, esaminati e catalogati migliaia di pezzi di ricambio, consistenti in airbag, centraline elettroniche, cruscotti, sterzi, un motore usato completo, parti di carrozzeria varie ed altro materiale, tutti di recente costruzione, appartenenti a numerosissimi brand automobilistici.

In alcuni magazzini di Ascoli sono stati trovati migliaia di pezzi d'auto che venivano rivenduti anche online
In alcuni magazzini di Ascoli sono stati trovati migliaia di pezzi d'auto che venivano rivenduti anche online

Secondo le indagini, si trattava di pezzi rubati da auto in tutta Italia, private della componentistica di pregio, e infine stoccati nel Piceno per la loro successiva commercializzazione. La vendita al pubblico avveniva in un negozio di Ascoli, ma parallelamente alla stessa era stata affiancata anche l’attività di vendita online tramite siti web creati per lo specifico scopo, con spedizioni in numerose località del territorio nazionale. I pezzi di auto rubati venivano quindi rivenduti come nuovi a prezzi di gran lunga inferiori a quelli di mercato, a scapito però della sicurezza. La Guardia di Finanza ha inoltre ricostruito analiticamente i redditi conseguiti e non dichiarati dal sodalizio criminoso per 6 milioni di euro in termini di reddito imponibile ai fini delle Imposte Dirette e circa 1,3 milioni di euro di Iva dovuta. I siti web utilizzati per la commercializzazione sono stati oscurati e tutta la componentistica rinvenuta è stata sottoposta a sequestro.