San Bendetto, 18 aprile 2023 – E’ atteso per domani il pronunciamento dei giudici del Lussemburgo che dovrebbero fare chiarezza sull’applicazione della direttiva Bolkstein. Comprensibile l’attesa che c’è a livello nazionale e locale fra i concessionari di spiaggia che si stanno battendo da tempo per scongiurare la messa all’asta delle concessioni demaniali. Come si ricorderà la decisione di prorogare le concessioni fino a dicembre del 2024, adottata dal decreto Milleproroghe è stata bocciata dal Consiglio di Stato.
Alla luce di questi ultimi eventi, quindi, anche la premier Meloni sembra aver preso atto che le concessioni balneari debbano essere messe all’asta presentando delle proposte alla Commissione Europea. Proposte che ancora non sono state rese note agli addetti ai lavori. Un passaggio importante sarà quello di dopo domani, quando la Corte di Giustizia dovrà pronunciarsi su ben nove quesiti presentati dal Tar della Puglia che nel maggio dell’anno scorso aveva sollevato la questione. Il Tar pugliese, tra le altre cose, ha chiesto se la direttiva è immediatamente eseguibile, se lascia spazi discrezionali al legislatore, se la sua applicazione spetta ai Giudici nazionali oppure ai Comuni. La situazione sembra ancora poco chiara.
Le concessioni demaniali potrebbero non andare all’asta. Questo il parere dell’avvocato Vincenzo De Michele, del foro di Foggia, esperto in diritto dell’Unione Europea che ha partecipato all’incontro con i balneari tenutosi nei giorni scorsi a San Benedetto, promosso da Giuseppe Ricci presidente dell’ITB Italia. Con lui anche l’avvocato Gabriella Guida, sempre del foro di Foggia e gli avvocati Domenico Ricci e Giuseppe Fanesi del foro di Ascoli.
"Il Governo Draghi per giustificare due sentenze dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, era andato ben oltre il compito assegnato al Giudice amministrativo, perché avevano invaso il potere legislativo e modificato le leggi dello Stato con la scusa di dover applicare il diritto europeo. Rispetto alla legge Draghi è intervenuto il governo Meloni che ha modificato le disposizioni della legge 130 del 2022, sospendendo le gare fino all’emanazione dei decreti legislativi di riordino della materia, che avrebbero dovuto essere adottati entro febbraio di quest’anno, di fatto ha trasformato le concessioni balneari vigenti in concessioni a tempo indeterminato. Partiamo da questa nuova normativa e non dalla legge Draghi che non esiste più – afferma De Michele – Dobbiamo interrogarci se l’intervento del Parlamento in sede di conversione Milleproroghe è legittima oppure no, da un punto di vista del diritto europeo. Dal mio punto di vista il legislatore nazionale ha ragione ed hanno torto coloro che pretendono di mandare a gara le concessioni balneari".
"Con tre recenti sentenze del 16 novembre 2022, del 19 gennaio 2023 e del 16 marzo 2023, la Corte di giustizia europea, è già intervenuta fissando i principi fondamentali che riguardano in generale l’interpretazione della direttiva Bolkstain e l’interpretazione della direttiva sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, la n. 23 del 2014. In base a queste sentenze escluderei che le concessioni demaniali marittime possono essere ricondotte sia alla direttiva Bolkstain sia alla direttiva del 2014 sull’aggiudicazione delle concessioni. Del resto nel codice degli appalti, sia nella versione del Decreto legislativo n. 50 del 2016, sia nella versione attuale del Decreto legislativo n.33 del 2023, non sono previste le concessioni demaniali marittime per quanto riguarda la procedura di gara. Troverei molto strano che la Corte di Giustizia, quando depositerà la sentenza che risponde ai quesiti posti dal Tar Lecce sulle concessioni balneari, possa vanificare l’orientamento già espresso nelle tre sentenze e che esclude le concessioni balneari dal campo di applicazione del diritto dell’Unione. Così come troverei molto strano, come un uccellino mi ha suggerito, che la commissione europea notificasse all’Italia il 19 aprile, il giorno prima della sentenza della Corte di Giustizia, il parere motivato sulle concessioni balneari, ritenendo così in contrasto le modifiche legislative appena introdotte dal Governo Meloni".