ALESSANDRO GALLO
Cronaca

Addio mitico ‘Tatto’. Una vita per il basket. Con un talento unico e quel sorriso infinito

Morto a 70 anni Andrea Tattini, icona del torneo del Playground. Appassionato anche di calcio, conquistò due promozioni con il Boca. .

Morto a 70 anni Andrea Tattini, icona del torneo del Playground. Appassionato anche di calcio, conquistò due promozioni con il Boca. .

Morto a 70 anni Andrea Tattini, icona del torneo del Playground. Appassionato anche di calcio, conquistò due promozioni con il Boca. .

Ci ha lasciato un gigante. Poco importa che fosse alto 183 centimetri: Andrea Tattini, detto ’il Tatto’, è sempre stato considerato un gigante e una leggenda per la Città dei Canestri. Per la passione e il trasporto che metteva in campo, per la capacità di alzare ogni volta l’asticella. Per resistere a cinque iniezioni giornaliere di insulina, da più di quarant’anni, per combattere il diabete, ci vuole un fisco bestiale. Combattere resta il verbo che meglio descrive il Tatto. Un lottatore senza cattiveria – massimo rispetto per gli avversari – e con il sorriso sulle labbra. Nato a San Lazzaro il 13 ottobre 1954, il Tatto ci ha lasciato ieri mattina, stroncato da un infarto. Non ha vinto scudetti né coppe, ma a Bologna lo conoscevano e lo conoscono tutti. Elevazione spaventosa: era capace di schiacciare due palloni, uno dopo l’altro. Ma senza la ’spocchia’ degli Harlem: gli piaceva giocare.

Destro di mano e di piede: altra definizione importante. Perché il Tatto, oltre ai canestri, aveva la passione per il calcio. Mediano d’altri tempi – due promozioni con il Boca – capace di mettere i tacchetti a metà pomeriggio, su un campo da calcio e poi, verso sera, giocare a basket con la maglia della Cava Monticini, a Castel San Pietro, dove lo aspettano i suoi tifosi.

Il basket soprattutto. L’agonismo, sublimato ai massimi livelli, lo porta ad allenarsi e giocare sempre. Un tempo le partite tra amici si decidevano a favore di chi, per primo, avrebbe toccato quota 100. Con il Tatto no. Bisognava raggiungere almeno 1.000 punti.

Una vita da leggenda: lui, la moto, i capelli al vento. E le magliette. Giù, i coetanei imbacuccati per tenere a bada il freddo. Che il Tatto non sente. "Un anno – ricorda Paolo Zanardi, ex giocatore degli anni Ottanta e Novanta – io e Andrea Guerra decidemmo di andare al mare. Faceva freddo. Ci coprimmo, mettendo dei giornali sotto le giacche. A Castel San Pietro ci superò uno, in maglietta e occhiali a goccia. Era il Tatto".

La lotta contro il diabete. L’idea di non arrendersi mai. La definizione più bella, forse, è di Franz Campi, una delle altre icone del Playground. "Ha giocato a scacchi con la morte per tantissimi anni, stordendola con finte e racconti". Gioca senza mai fermarsi, il Tatto. Come quella volta che alle 20 deve essere a Loiano, nella stessa squadra di John Fultz, Dante Anconetani e Charlie Yelverton. Lo stesso giorno, però, alle 22, lo aspettano ai Giardini Margherita, il suo regno. Arriva con mezz’ora di ritardo: partita persa a tavolino. Ma ci sono duemila persone che sono lì solo per lui. Il risultato? Gli avversari accettano la sfida, gli organizzatori si adeguano. E si gioca.

Quando si ritira dal Playground, ai Gardens gli regalano la zanetta, che lui accetta senza batter ciglio. Lotta, ma sa scherzare. Come quella volta che indossa la maglietta ’Trop imbezell’, sempre ai Giardini. Il diabete lo costringe alle stampelle e alla carrozzina. Il Tatto non si arrende: quando ti trovi al suo cospetto, anche se in carrozzina vedi una persona seduta, hai la sensazione di dialogare con un gigante: busto eretto, volto fiero, chiacchiera accattivante.

Lascia la moglie Luana, i figli Alessio, Aaron e Arlene, la nipotina Asia e la famiglia Ravaglia (tra cui Federico, portiere del Bologna).

Sabato l’ultimo saluto: dalle 10 alle 12 al palasport di Ozzano. Alle 12,30 la messa nella chiesa dei Santi Monica e Agostino in via di Corticella 229/2.

Leggevo che quest'estate di negozi ed attività in centro ne erano aperti uno su tre. I bolognesi -commercianti compresi- hanno in larga parte abbandonato la città ai primi caldi, come da tradizione,