A Bologna le api sono sempre state oggetto di studio e di amore. Progetti di ricerca con l’Alma Mater indicano questi insetti come sentinelle ambientali. Se le api da miele non sono in ‘forma’ anche la nostra salute e l’ambiente soffrono. Cambiamenti climatici e perdita degli habitat contribuiscono alla ‘debolezza’ delle api. Poi c’è l’inquinamento da pesticidi. Alternative sono possibili.
Stefano Maini
Risponde Beppe Boni
Torniamo sul tema della crisi delle api, le quali sono effettivamente sentinelle dell’ambiente. Il problema esiste perché il numero delle api cala e nella vita di questi insetti si registrano negli ultimi anni troppe anomalie. Gli scienziati stanno studiando il fenomeno, ma un confronto con chi lavora la terra probabilmente è utile e a questo punto più che mai necessario. Lasciare le decisioni solo alla politica è più pericoloso che riesumare l’utilizzo del Ddt. Gli agricoltori, con una buona parte di ragione, sostengono che il frutteto e la campagna sono il loro ufficio e quindi non hanno alcun interesse ad inquinare. Vero, però la ragione spesso sta nel mezzo, ‘in medio stat virtus’, dicevano gli antichi. La frase è attribuita ad Aristotele ed esprime il concetto che la virtù, l’eccellenza, l’equilibrio, si trovano tra due estremi. L’utilizzo del glifosato in Italia è rigidamente regolamentato con restrizioni specifiche in alcune situazioni. È vietato infatti l’uso di erbicidi a base di glifosato per esempio durante la fase di pre-raccolta e trebbiatura. Inoltre, c’è il semaforo rosso in aree frequentate dai cittadini, come parchi, giardini e aree gioco per bambini. Il glifosato è ammissibile in agricoltura per altre fasi, ma con specifiche limitazioni. Scelte sufficienti? Parliamone. Intanto lo scienziato telefoni al contadino.