FABIO MARCHIONI
Cronaca

Bonifacci: "Così vivevamo in Appennino"

Lo sceneggiatore ricorda le sue origini: "Era dura, senza un soldo. Al cinema adoravo Star Wars, ma preferivo le storie degli anziani"

Lo sceneggiatore ricorda le sue origini: "Era dura, senza un soldo. Al cinema adoravo Star Wars, ma preferivo le storie degli anziani"

Lo sceneggiatore ricorda le sue origini: "Era dura, senza un soldo. Al cinema adoravo Star Wars, ma preferivo le storie degli anziani"

Fabio Bonifacci apre il baule dei ricordi per raccontare come si viveva in Appennino. È successo il 10 agosto a Monteacuto Ragazza: lo scrittore, bolognese ma con le radici ben piantate in paese, ha intrattenuto per un’ora e mezza il folto pubblico radunato nel cortile del bar-pizzeria ‘Montago’. Negli anni, Bonifacci ha trascritto le testimonianze raccolte al vecchio bar della Cavanella.

"È cominciato tutto – scrive sui social – quando al cinema usciva Star Wars, di cui ero fan. Eppure, I racconti dei vecchi mi sembravano più sorprendenti delle storie di George Lucas. Dal 2023, una volta all’anno, racconto questi ricordi. Storie che, a guardarle oggi, sembrano tratte da un fantasy, ma che erano vita vera". Con più di trenta sceneggiature in carriera, tra cui ‘Lezioni di Cioccolato’, ‘E allora Mambo’ e ‘Si può Fare’, Bonifacci conosce l’ arte dell’ affabulazione.

"Il passato – esordisce – evoca due sentimenti, solo apparentemente opposti: nostalgia e paura. In realtà dolcezza e poesia, dolore e privazione impastavano la quotidianità di chi è venuto prima di noi". Tanti gli aspetti toccati dalla narrazione. "La vita era dura – prosegue lo scrittore – e il denaro quasi non esisteva. La divisione dei ruoli era rigida: gli uomini comandavano fuori, mentre le donne organizzavano la casa. Distribuire il cibo dava un potere enorme: una signora impedì un fidanzamento sgradito, minacciando il proprio figlio di non cucinargli più la salsiccia". Si lavorava molto, per quasi niente.

"I maschi adulti, d’inverno – continua il racconto – andavano a tagliare legna in Sardegna. La misera paga, spesso, era annullata dal vitto, venduto a caro prezzo dai datori di lavoro. Ci si accontentava di lasciare più cibo a chi restava". Molti aneddoti parlano della vita collettiva. "Dopo le grandi fatiche – rivela Bonifacci – si finiva a tavola. E il sabato si ballava. Poi le feste, le ricorrenze di casa in casa, Il ‘Cantamaggio’ a primavera e gli auguri del primo dell’anno".

E un diverso senso della fine, tipico del mondo contadino. "Per mangiare si uccidevano gli animali – riflette lo scrittore – non bastava andare al supermercato. La morte era, ovviamente, temuta, ma considerata una presenza quasi familiare. Un anziano mi raccontò di un neonato morto, dimenticato per settimane in un canestro. Fu il prete, preoccupato dal mancato battesimo, a ricordare ai genitori l’ accaduto". La serata trascorre veloce e, come capita nelle saghe di successo, si chiude con una sorpresa. "Il prossimo anno – conclude divertito il protagonista – faremo una serata tematica, dedicata ai sentimenti. Ci rivediamo qui, la prossima estate".

Fabio Marchioni