ZOE PEDERZINI
Cronaca

L’Appennino che attrae. Vivere e lavorare sui monti. Ecco tutte le opportunità

Nove incontri, tra Bologna e le località del territorio per studenti e famiglie. L’economista Lupatelli: "Rilancio significativo, ora si punti anche sulla cultura".

L’economista Giampiero Lupatelli, ospite del primo di una serie di incontri sull’Appennino bolognese

L’economista Giampiero Lupatelli, ospite del primo di una serie di incontri sull’Appennino bolognese

Al via oggi ’Vivere e lavorare in Appennino - L’Appennino è casa mia’, una serie di appuntamenti promossi dalla Città metropolitana e dal Comune di Bologna. Nove tappe, da giugno a novembre, sparse tra il capoluogo (al lunedì negli spazi di Bologna Innovation Square, Piazza Liber Paradisus 14) e i municipi montani (al sabato, il primo a Monghidoro il 28) rivolti a studenti, famiglie, professionisti e lavoratori intenzionati a trasferirsi in Appennino. Si alterneranno momenti di dialogo e networking, tavole rotonde, formazione, workshop e visite sul territorio, per mostrare le opportunità legate alla vita sui monti. Ne abbiamo parlato con l’economista territoriale Giampiero Lupatelli, che oggi prenderà parte all’incontro moderato da Giovanna Trombetti, dirigente dell’Area Sviluppo Economico e Sociale della Città metropolitana.

Dottor Lupatelli come e quando è avvenuto l’esodo di tanti verso l’Appennino?

"All’incirca cinque anni fa e, a mio parere, sono due i motivi principali di questa inversione di tendenza: in primo luogo senza dubbio, come detto spesso, la pandemia che ha fatto rivalutare molto lo stile di vita di ciascuno di noi e reso le metropoli, in qualche modo, soffocante. In secondo luogo va considerata anche la Brexit. Tanti giovani che, dall’Italia, erano andati per studiare e lavorare nel Regno Unito, con l’avvento della Brexit, sono rientrati in Italia e, dopo aver vissuto in una città come Londra, hanno preferito trasferirsi in paesi più piccoli, nel verde degli Appennini, piuttosto che in città".

Questo fenomeno accomuna tutta l’Italia?

"Questa spinta dalle metropoli agli Appennini, e alle Alpi più in generale, vede una netta distinzione tra il Nord Italia e il Sud Italia. È al Nord, infatti, che abbiamo notato un desiderio, da parte di tanti anche giovani, di un ritorno a una vita nella natura e a quei paesi che, fino a qualche anno fa, erano stati ripopolati perlopiù da flussi d’immigrazione che cercavano lavoro e casa vicino alla metropoli".

E cosa mi dice, nello specifico, dell’Appennino bolognese?

"Quest’area in particolare ha visto un rilancio importantissimo, sicuramente dovuto al fatto che è un prezioso collegamento tra Bologna e Firenze, ma anche per il lavoro di valorizzazione che ne è stato fatto da istituzioni e associazioni locali. Basti pensare al successo che, da qualche anno, ha la Via degli Dei, percorso, sempre, da numeri importanti di persone".

Come poter mantenere questo trend positivo e far sì che l’Appennino sia sempre più desiderabile?

"La sfida ora è fare in modo che in questi territori non ci siano solo investimenti materiali ed economici, ma anche investimenti sulla cultura a tutto tondo".

Zoe Pederzini