Covid Bologna, folla in centro: l’ultimo bicchiere è fuori orario

Migliaia di persone a passeggio sotto le Torri, malgrado le raccomandazioni anti-Covid. Tanti i bar ancora aperti dopo le 18, scattano i controlli

Folla in centro (Foto Schicchi)

Folla in centro (Foto Schicchi)

Bologna, 15 novembre 2020 - "E in questo sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato...". Sergio Caputo cantava tempi migliori, ma passeggiando per il centro storico, ieri pomeriggio, la sensazione era proprio quella: che il peggio fosse passato. O forse era proprio la consapevolezza di vivere l’ultimo sabato di piena libertà, che ha portato migliaia di persone in centro e che ha spinto tantissimi bar (che da oggi saranno chiusi) a restare aperti e affollati ben oltre le 18 per un bicchiere della staffa di protesta.

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Nessuna delle persone che affollavano la T, ieri, sembrava rendersi conto di essere nel pieno di una pandemia. Di essere a rischio. Un’inconsapevolezza fasulla, un po’ ruffiana e un po’ colpevole, visto che, come noto, da oggi l’Emilia-Romagna si appresta a due settimane di semi lockdown, piombata in una zona Covid arancione che nessuno si aspettava, ma che era prevedibile, considerato l’aumento dei ricoveri.

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Già alle 15,30, di fronte alla fontana del Nettuno, c’erano quasi duecento ragazzini, molti residenti in provincia. Adolescenti, in buona parte minorenni, diversi con le mascherine in modalità ‘foulard’. Alcuni sono stati identificati dalla polizia, che li ha invitati a sistemare le mascherine correttamente. Ma l’impegno delle forze dell’ordine sembra una battaglia persa. L’attenzione dimostrata dai cittadini nei mesi di marzo e aprile, adesso, è un ricordo. L’invito a non affollare il centro, a evitare assembramenti, resta tale: fiato sprecato. Perché tra via Rizzoli, via Ugo Bassi e via Indipendenza, ieri sera, non c’erano solo adolescenti, ma anche migliaia di adulti. E oggi o la prossima settimana, questi numeri potrebbero ripetersi. Nessuna disposizione vieta infatti lo ‘struscio’.

In mezzo a questo fiume di gente, una trentina di attivisti di Tpo e Làbas si sono ritrovati per manifestare. Distanti, con mascherine e tute da imbianchino, dalle 16 alle 18 hanno protestato in maniera pacifica e ordinata contro le strette dovute alla pandemia, chiedendo soldi per i lavoratori in difficoltà, blocco degli affitti per chi non riesce a pagare, spazi per gli studenti. Non ci sono stati né i disordini, né i vandalismi visti la scorsa settimana in Galleria Cavour.

Che pure, però, gli attivisti hanno rivendicato, al grido di "Questa crisi la paghino i ricchi". Alla manifestazione mancavano le sigle legate a Crash, che hanno dato forfait all’ultimo momento, a quanto pare a causa di dissidi con gli altri collettivi. Gli anarchici hanno annullato il loro sit-in a palazzo Re Enzo, ma qualcuno in piazza c’era. Il fatto che tutto si sia svolto in ordine, non mette però i partecipanti al sicuro dal rischio di essere multati, visto che con la loro protesta, hanno contravvenuto all’ultima ordinanza - proprio sul tema - del sindaco Virginio Merola. Gli attivisti del Tpo e di Làbas erano comunque una goccia nel mare del caos del weekend, culminato con polizia e municipale che sono dovute intervenire in diversi locali per invitare i gestori a mandare via i clienti e chiudere, perché l’orario era passato da un pezzo. Sulla carta, per due settimane. La realtà è che con il Covid si naviga a vista. Quello di ieri è stato l’ultimo bicchiere per loro, il più amaro da mandare giù.  

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